Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
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«iipel quale il Re abbandonavagli l'Italia ed il Ducato di Borgogna: ragguardevole prezzo di riscatto! onde poi ebbe la libertà (18 Marzo). — Ma standogli a cuore mai sempre il possedimento della Lombardia e d'altre terre Italiane, dichiarò subitamente ai popoli della Penisola di non reputarsi obbligato all'osservanza di tali patti, che sol la forza e la violenza dell' emulo fortunato gli ebbero fatto sottoscrivere. E difatto non molto appresso (aa Maggio) fermò una lega con Clemente VII. coi Veneziani e con Francesco Sforza per la liberazione d'Italia.
E avesse avuto questo pensiero ! Egli però ( secondo la comune opinione) invece di pensar lealmente a restituire l'indipendenza al bel paese, guarentendo per tal modo l'equilibrio politico d'Europa, ad altro non mirò fuorché ad ispirare a Carlo V. paura degl'Italiani; disposto poi a tradir questi come I' Imperatore facesse rinunzia della Borgogna. Nel tempo stesso la sua spensieratezza e la propensione ai piaceri della vita , la sua diffidenza nella propria causa , e la difficoltà che vedeva nel rompere apertamente la fede, infrangendo il trattato di Madrid, furongli d'impedimento; sicché non mantenne pur una delle obbligazioni contratte cogl' Italiani. Loro non mandò, nè denari, nè cavalleria francese, né Svizzeri, il perchè li lasciò in gravi angustie, e crudamente abbandonati.
Intanto Carlo V. abbandonava pur esso, dal canto suo, le proprie milizie. Non mandava denaro ad Antonio di Ley va , al Duca di Borbone e ad Ugo di Moncada, che governavano le sue soldatesche in Italia; e in questa guisa i capitani erano costretti a lasciare che i soldati la facessero da padroni, e che si diportassero a discrezion propria nell'infelice Penisola. Per la qual cosa l'oppressione esercitata sulle molte Provincie cisalpine fu veramente spaventevole.
La condotta frattanto del Duca di Milano forniva gran pretesto ad Antonio di Leyva per malmenare assai più gì' infelici popoli , quagi fossero in colpa della mancanza d' amicizia del Duca Sforza verso il
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