Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
aió ANNALIa) rafano tanto> sonarono esse una campanella per segno di raccolta ad orare. Ed i Tedeschi non avendo udito altro rumore, ed ascoltando lo squillo della campanella, temettero ohe sonasse a stormo; e non
Sretici di quel còlle e di quo' boschi, subitamente i colà si partirono.
Stettero pertanto i soldati del Borbone nel contado di Bologna pochi giorni ancora, ma con grave danno de'felsinei, perciocché fino all'ultimo saccheggiarono magazzini e granai, malmenarono genti, rubar rono denari e oose di pregio, e mille altre ribalderie impunemente commisero. Poi, stracchi ma non sazi delle più indegtle operazioni, lasciarono il territorio nostro, e nella Toscana si gittarono,e di là (come abbiam tocco) nell* Umbria, nella Campagna di Roma, e nei dintorni della Santa Città si dilatarono -con malvage intenzioni. Per vai di Tevere giunsero alle porte di quella città veneranda, che ridur dovevano a tanto squallore quanto nei tempi più barbari non seppero procacciarvi gli Unni, i Goti «d i Vandali, iq proporzione di loro nascita e dell' età in cui vivevano.
' Alla fine il Borbone colle sne turbe ( 5 Maggie) fu alle porte della capitale di tutta cristianità. — demente Vii., ebbe già conchiusa una tregua d'otto mesi col Viceré di Napoli (iS Marzo); ed avendo 'licenziate le truppe sue, vivea in angustie per le male gesta del Borbone, ma non reputava giammai etiè un Vicario Imperiale potesse violare le condizioni -da un altro Vicario giurate.—Pur nondimeno al-l'appressarsi del Borbone i bastioni di Roma erano stati novellamente guarniti d'artiglierie. La mattina dopo l'arrivo sotto Roma (6 Maggio) il Principe fellone condusse le sue genti all' assalto : ma intanto oh'egli saliva sopra una scala, e che anelava alla conquista del Gianioolo , percosso da una palla di moschetto o di spingarda fu travolto estinto nella fòssa, mentre agognava il trionfo.—Cosi purtroppo finiscono coloro che d'ingiustizie, e di sangue, e di oppressioni si dilettano : quando si pensano di cantar
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