Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
ANNALIsoggetti, fosse offesa la dignità e la riputazione dei Sanesi ; rispose il Lercario ( come riferisce il Bon-fadio) non di rado avvenire che le città grandi patiscano insieme grandi alterazioni; non alcuna straniera forza aver sottomessi i Genovesi ; ma il loro Stato aver più volte turbato le concordie de'cittadini ; e se al Re di Francia e ad altri hanno richieste persone che reggessero la città, essendo queglino stati non signori ma duci e protettori dell' una e dell'altra fazione, veniva conseguentemente ad esser falso quello che loro apponevano della servitù. Non tórre essi a Siena 1' antichità sua ; però se volessero riconoscere dagli scrittori l'origine dell' una e dell'altra città, vedrebbero facilmente che preferire ai Genovesi non si debbono quei di Siena in modo alcuno; e se comparare i fatti, la gloria, la potenza, gli uffici ed i meriti di questa e di quella città verso la Sedia Apostolica volessero, non esser dubbio nè difficoltà alcuna, che non sariano da paragonare con esso loro. Che fosse in quel tempo Cesare in Italia, che ricevesse la corona suprema dell'impero, finalmente ch'egli fosse in quella radunanza ed in quel posto, doversi ascrivere alla forza dei Genovesi. —Quel giorno invero fu pel Lercario bellissimo ed onorevolissimo, mentre tutti sommamente il lodavano, in quell'età di qualche nerbo pur anche , non solo perchè colle mani e co' piedi aveva represso l'impeto degli avversari; ma ancora perchè ai loro discorsi aveva risposto con una breve e grave orazione. Gli avversari però s'appoggiavano specialmente all'aiuto ed al favore di Giovanni Piccolo-mini Cardinale, che ivi era presente. Questa lite fu riportata al Pontefice, il quale, perchè gli ambasciatori erano diretti a Cesare, a lui la rimise. Venne la cosa riferita a Cesare, che a mezzo il tempio si era fermato: egli stabilì che si componessero fra di loro o di là si partissero, ovvero (come dice l'annalista Negri) eglino si trattenessero a vedere le cerimonie quali gentiluomini privati : che a tempo più opportuno avrebbe Sua Maestà udite le parti,
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