Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
BOLOGNESI
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dell'Augusto Carlo tra'principali figurarono. Un Tesoriere o Araldo maggiore presso loro, vestito di velluto nero ed a cavallo, gettava parimenti al popolo altre monete imperiali di tre grandezze, d'argento e d'oro, a certi luoghi di tutte le strade in cui percorse la cavalcata, nelle quali monete (come in quelle gettate dal grande Araldo precedentemente indicato) era da una parte l'effigie della Maestà Sua in profilo ritratta , con intorno lettere che dicevano Caroltts V. Imperator, e dall' altra parte erano le colonne d' Ercole raddrizzate ad eguale distanza ; coli' indicazione degli anni MDXXX, e contornate vicino all' orlo di una corona d'alloro. Non è a dire se la folla della moltitudine di gente faceVasi più stipata e commossa al passaggio di questo Tesoriere per raccogliere le gettate monete, o per la curiosità di vedere riuniti a cavalcare i due maggiori Sovrani dell'universo. Le vie della città, più anguste assai che non sono ora, formicolavano di popolo immenso , accalcato , sospingentesi come a onde incessanti : sicché non furono bastevole a contenere quell' assembrato popolo le guardie a piedi , le quali facevano forza colle alabarde , acciocché si mantenesse il debito ordine nel precedere, accompagnare e seguire le auguste persone del Pontefice e dell'Imperatore. Ambidue nel sommo grado della dignità e potenza loro , attiravano ogni sguardo degli accorsi ammiratori. Era il Romano Pontefice ammantato del ricchissimo piviale, coperto d'oro e di gioie, e già descritto; aveva in capo it preziosissimo triregno, e le venerabili sembianze sue parevano in quel giorno avvivate da un senso di lietezza così straordinaria che gli rendeva, col volger© degli occhi, anco più belli i lineamenti del volto, maestoso per natura , regolare e venerando : però egli pareva allora ringiovanito di molti anni, e nella sua dignità maestosa inspirava ad un tempo soggezione, rispetto e reverenza. L'Imperatore coronato vestiva il manto serico, con fregi e ricami d'oro,
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