Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
annalisommo ed onor d' Italia, volte ritrailo dal vero „ con quel sublime pennelleggiare che fu solamente di lui: ritratto rarissimo, conservato ora nella Tribuna agli Uffici in Firenze. Fu robusto, indefesso, paziente, non curante mai le dignità molto lucrose. Raccolse libri in gran numero, greci, latini e volgari. Ebbe amicizia cogli eruditi già nominati dapprincipio, e inoltre con Bernardino Maffei, con Pellegrino Fava Vescovo di Veste, con Marcantonio Flaminio, col Sadoleto celeberrimo, con Gregorio Cortese, con Gaspare Contarini, col Polo, col Fregoso, col Darese reputatissimi. Lasciò parecchie opere in vario idioma, di buon sapore di stile e di aurea sobrietà ; fra le quali andarono alle stampe la vita del Cardinal Pietro Bembo, quella del Cardinal Regi-naldo Polo, quella di Gasparo Contarini Cardinale pur esso, e quella del Petrarca. Senza dire di molte dissertazioni, di parecchie lettere a Gianfrancesco Bini, e di vari epigrammi.»E Rime e Trattati filosofici , e Compendi storici, e Documenti di Retto-rica, e Studii sul Petrarca e su Dante, e Relazioni di legazioni e di conclavi lasciò manuscritte : le quali cose ultime sono in poca parte nella Biblioteca Vaticana; ma in gran quantità nella Lucchese dell'attuale Duca, Infante di Spagna, che ne fece acquisto dai discendenti dell' insigne Prelato.
Finito il riepilogo biografico intorno ai Pontefici, ai Cardinali ed ai Prelati bolognesi del secolo xvi. verremo ora agli scienziati, poi ai letterati ed agli artisti migliori, prendendo le mosse dai leggisti come per l'ordinario abbiamo fatto alla fine degli altri secoli. E qui premetteremo quest'osservazione, che cioè Bologna la dotta sovrabbondava tanto di leggisti nel medio evo che mandò i suoi figli ad insegnare per tutta Europa la giurisprudenza della civiltà; mentre poi nel succedersi de' tempi diminuì questo gran novero de'suoi leggisti fino ad averne difetto : e per lo contrario aumentò il numero dei suoi medici ma specialmente de'suoi letterati in siffatta guisa, che il bel cinquecento ebbe piò cantori,
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