Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
176 ANNALIdottori. Ma a que'dì la sapienfca «tata nell'avere k niente ricca di scientifici principi, e di utili oogni-«ioni, ed in addimostrarlo colla voce e cogli scritti, non nella vanagloria di comparir gravi della persona per le vie, senza saper rispondere a' quesiti de* meno esperti ehe con monosillabi acconciamento trascelti ad affermare od a negare secondo l'opportunità la stessa posa. Però venuto Lodovico in gran* de estimazione presso i suoi eoncittadini, il Senato gli conferì la cattedra di logica, toeoato appena il trentaduesimo anno dell'età sua. E conoscendosi in progresso di tempo ohe niuno era più adatto a leg-
Fire in metafisica ed in fisica del Boócadiferro , nel-armo i5i8 fu costituito a quell'ufficio. Nel quale oon tanto valore ei si comportava da richiamare studenti alla sua scuola fino dalle più. lontane regio* ni. — La molta fama che il Boccadiferro Spandeva di sé per 1' Italia e fuori, giunse presto a Pirro Gonzaga, che in allora ( non rivestito per anche della sacra porpora ) stanziava in Roma, e che in più- incontri se gli era dato a conoscere amico e proteggitele. Scrissegli quindi di condursi a quella capitale, ove con molto maggiore suo prò sarebbe stato collocato frai lettori della Sapienza. Lodovico, quantunque gli sapesse grave il repugnare a sì cortesi inviti, risposegli ohe con grato animò avrebbe accettato tanto utili ed onorevoli proferte se non gU sembrasse ingratitudine, anzi sconoscenza l'abbandonare lo studio di Bologna per ascendere un'altra cattedra, quasi attrattovi da viste di guadagno. Il Gonzaga non ommise, ad onta di questa ricusa, di cercare ogni via per indurlo e seguire il suo divisamente, usando anche la voce di persone autorevoli , e tali a cui Lodovico non avrebbe fatto niego di quanto gli richiedeva. — Stretto in simil guisa il Boccadiferro prese consiglio da alouni di quegli stessi Senatori che gli erano più intimi e benevoli , i quali alla fine , saputo che 1* andata di Lodovico sarebbe stata gradita allo stesso Pontefice, io esortavano a secondare i desideri del Gonsaga»
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