Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
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da lui fosse stato sforzato a ragionar degli avvenimenti della vita sua: e comandò a Cappone, che come per vittima della futura morte sua, sacrificandolo al dolore lo dovesse ammazzare. 11 Cocle previde il pericolo della propria morte; e però s' avea posto in capo una celatina segreta, e portava sempre una spada da due mani, la quale @i sapeva benissimo adoperare. Ma non potè con tutto ciò fuggire le occulte insidie del destino: conoiossiachè Cappone travestito da facchino, che andasse rompendo legna altrui; mentre il Cocle per entrare in casa aveva posta la chiave nella serratura della por* ta, la quale impedita da non so che petruccia, non poteva aprire; lo percosse della scure dietro al capo, e lo gittò morto in terra : non allegando eh* altro 1' avesse indotto a far tanta scelleraggì ue, se non l'essergli predetto da Cocle, che in breve e da assassino egli doveva esser da alcun uomo micidiale ammazzato. Ed ecco de' versi di Guido Postumo, in morte del Coclite, tradotti da Ippolito Orio ferrarese, che voltò pure di latino in volgare lo scritto del Giovio :
Chi fu miglior Poeta, e più ferace Indovino giammai del Cocle? Ei canta Cose false ; e ad ognun creder le face.
D' avermi attribuito or or si vanta Scelleraggine tal, tanto peccato, Che nel suo coro ei forse non ammanta.
Puramente fin qui però guidatoHo '1 viver mio, senz' error grave : ei solo Sempre dir ver del minacciar del fato.
Che fu di ciò cagion dunque, almo Sole? Certo di poco l'ingannò quel segno, Che nella man di me biasmò in parole.
Ma se mia scur l'ancide, egli è ben degno : Perch' ei ver dica di mal far m® ingegno.
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