Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi

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      ANNALIpresepio, dove Col mnggito e coi belati inVan cercavano il bifolco, il pastore, che di fieno li nutricasse , che spremesse il latte dagli uberi gonfi di soverchio. Coloro fra gli uomini che in città ed in Campagna a tanta miseria sopravvivevano, datisi a credere per la più parte che i canti, i giuochi e la gaiezza potessero solo preservare dal fatai morbo, quasi per vincere la paura, cacciavansi fino alla gola nell' ebbrezza e nel vortice d' ogni mondano godimento. In casa loro e nell'altrui (purché sperassero trovarne) si davano in cerca dello stravizio, delle più stolide follie. Tutto cadeva in poter loro, perchè audaci ; mentre gli altri, quasi certi della morte, di sé, di sue cose più non pigliavansi nè cura nè pensiero. Non poche abitazioni furon comune possedimento : Io straniero che v'entrava poteva dirsene padrone. Nessun riguardo a leggi divine ed umane:' i loro ministri, o chi doveva porle in atto, od era spento, o moribondo, o sì scarso di famigli e di guardie che più non ispirava nè timore nè rispetto. Così nel peggiore del contagio , mancava un gran mezzo di salute, la potestà delle leggi !
      In tempo di siffatta miseria ritornò Legato a Bologna il benemerito Cardinale Bernardino Spada. Ei vide morire in quell'anno 23,691 persone dentro la città, e 18,000 pel contado. Ma noti istette spettatore indolente, chè anzi tentò soccorrere agi' infermi del fiero morbo, ordinando un lazzeretto fuor delle mùra, fra la porta di san Vitale e quella di Strada Maggiore, il quale ebbe forma ottagonale, e conteneva cinquanta fila di case, a dodici per fila, sicché presentava seicento luoghi di ricetto pei meschini spasimanti. Attorno vi erano quattro pozzi per lavande e purgazioni : in mezzo una cappella aperta da ogni lato, sostenuta la cupola da quattro colonne, e situata ito guisa che ogn'infermò , dalla sua cìasa posticcia, dal letticciuolo uniforme, senza muoversi assisteva alla santa messa, alle cerimonie religiose, alle paterne consolazioni dei cappellani, che soli restavano ai miserandi nel fiero pericolo che


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Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796
Tomo Settimo
di Salvatore Muzzi
Tipi di S. Tommaso d'Aquino
1844 pagine 522

   

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