Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
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ANNALIossequiarla , e farle mostra delle cose più importanti che in esso edifizio conservavansi. In tale antica Sapienza ascoltò Ella con assai piacere una dotta orazione sopra l'onore, declamata dall'Abate Don Iaco-
So Certani, Canonico Regolare di san Giovanni in Tonte, Lettore Filosofo, e persona di grande virtù, ed erudizione. S'intrattenne poi in iscientifici ragionamenti con vari chiarissimi uomini , eh' erano a que' giorni professori nella nostra Università degli studii, e lece loro conoscere per lo spirito suo coltivato degnamente, e per le molteplici cognizioni che 1' adornavano, esser ella allieva , e non tralignante , del celebrato Oxenstieru. Nè alle scienze soltanto sembrava educata Cristina; ma aveva inoltre molto gusto per le Belle Arti, e la potenza al-lettatrice ne sentiva nell'animo. — Così nel suo soggiorno in Italia fece collezioni, o raccolte almeno, di pitture, di statue e di medaglie. — E per dare prova di fatto dell' amor sincero eh' ella portava alle Arti Belle, basterà il dire , che udito narrare ne' suoi viaggi il valor pittorico del valentissimo Gian Francesco Barbieri, detto il Guercino da Cento, volle visitarlo nello Studio di lui, e si compiacque di toccar quella mano, che sì pregiati e magici dipinti operava.— Solo non potè visitare lo Studio che avea lasciato il famoso Naturalista Ulisse Aldro-vandi, dove conservavansi in museo mille e mille oggetti di Storia Naturale per esso lui raccolti, studiati , classificati con sapere meraviglioso, nonché molti libri e disegni, onde volle erede la Sapienza di Bologna.
In sull'avviso che la Serenissima Cristina era arrivata in Bologna, il Duca di Modena Francesco I., inviò ad ambasciatore e suo complimentario a lei quel Marchese Silvio Molza,che per doti d'ingegno e di spirito si distingueva sopra ogn'altro de'cavalieri modenesi, il quale però era troppo altero perchè volesse ossequiarla col solito complimento di formalità e riverenza ; ma solamente pel padrone, e per sè, e per Modena tutta, la salutò con parole franche, e con espressione di famigliare cortigiano.
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