Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
BOLOGNESI
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ed il Teatro vastissimo de' Farnesi, meraviglia di meccanica e di decorazione. Quivi fìnse raddoppiamento di altezze, complicazioni d'impalcature e di vòlte, apparenze di sfondi, gruppi fantastici di figure , distanze enormi di aerea prospettiva. Ranuccio Farnese fu sì contento di tanto valore dello Spada, ohe gli pose intrinseca affezione; laonde il bolognese ne trasse vantaggio dapprima per sé e per altri ; poi salì a tanto orgoglio che a sò ed altri fu nocivo. Morì Ranuccio, ed egli scadde d'ogni fortuna. Abbandonato dalla Corte, insidiato dagli emuli , vilipeso dai satrapi, umiliato , avvilito , si abbandonò allo scoraggiamento, lasciò l'arte, maritò male la seconda figliuola, accattò pane in elemosina , morì in fine, di 46 anni (1622), nella povertà estrema in cui era nato. Esempio funesto ai bizzarri ed orgogliosi, che per avere la protezione d' un grande si credono toccare il cielo col dito, e non intendono che i potenti sono simili al fuoco, il quale non giova a chi troppo vi sta da lungi, e che abbruccia e consuma chi troppo ardisce avvici n arsegli.
Ma passiamo al valentissimo artista Alessandro Tiarini.— Questi nacque il 20 Marzo del 1577, cioè a dire un anno prima dell' Albani ; ed allevato agli studii elementari, entrò frai chierici del Capitolo di san Pietro, per desiderio paterno. Ma non sentendosi egli vocazione al sacerdozio, prese a disegnare sotto un certo Spinelli indoratore. Ed avendogli poi levata la fascia della cresima l'esimia Lavinia Fontana, essa lo iniziò alla figùra, insieme a Prospero suo padre, che gì' insegnò la pratica del colore e del far presto. Il Tiarini, dispostissimo all'arte, lavorava con alacrità; ma era più. studioso del vero che non il proprio maestro. Questi morì; ed il Tiarini addoloratissimo passò alla scuola del Cesi, che lo fece dipingere a fresco pubblicamente nel 1598, per la venuta in Bologna di Clemente VIII Pontefice. Intanto, avendo trovato briga coli'offensore d'uua sua zia, stette ad un pelo di
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