Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
BOLOGNESI ,
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misurata con lfocchio l'erta via, s'avviavano, poi s' assidevano sul margine di essa , e sentivansi allettati a prender conforto, e di quelle dolci acque a ristorarsi. E ad accrescer loro 1' appetito, e ad ammollir gli animi prodi, escivano da quelle limpide onde due vaghe Ninfe, che facendo festa del loro arrivo, con ingannevoli vezzi gli invitavano sl bere, e confortarsi. Poco mancava, Che le lusinghe della leggiadra vista, e de' cortesi atti non vincessero gli animi generosi. Ma richiamando alla mente più nobili pensieri, e il guerriero spirito ne' pro-prj petti risvegliando, con austero viso le ributtavano sdegnosi, ed
;.....;.. Esse nell'acqueTuffarsi; a lor sì la repulsa spiacque;
è allo sdegnoso atttiffarsi delle Ninfe, con presto incanto appariva la bella Fónte ih un sassoso masso trasformata. Ma i due Guerrieri nulla di ciò curando , e lieti di Questa nuova vittoria , salivano intrepidi sino dlla cima dell'alto scoglio, ove il gran Palagio risiedeva. E avendo alquanto riguardato intorno il dilettoso luogo, andarono ad appiattarsi fra le folte verdissime piante, che circondavano il Palagio; tempo, e luogo aspettando alla vendetta dell'empia Incantatrice, e alla liberazion del Cavaliere. Nè il tempo tardava, che In troppo buon'ora eran giunti. Appena nascosi si èrano nel-1' agguato, eccoti dal Palagio uscire con leggiadro passo Armida appoggiata al braccio del suo Rinaldo; i quali poiché riguardato ebbero alquanto, e passeggiato l'ameno giardino,sopra di un sasso ivi appostato s' assidevano a godere il fresco aère , che spirava intorno mille delicati odori. Quivi trattenendosi per poco spazio in amorosi colloqui, Armida traevasi dal fianco un tersissimo specchio e of-ferivalo al suo Rinaldo, perchè in esso si ravvisasse, e a suo agio s'adornasse: e da lui licenziavasi, ritirandosi. Il Cavaliere si specchiava, e s'alzava, e
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