Storia antica di Como di Maurizio Monti
LIBRO llj 4yfossero una stagione in compagnia erano più soldati suoi, che non della Repubblica» Accarezzando i Cisalpini se li amicò per le future imprese, c'insinuò di chiedere a Roma privilegi, c adoperossi cogli amici, perche ci fossero concessi. Diceva giuste le nostre istanze, e essere finalmente arrivato il tempo che fosse data ai Traspadani la piena cittadinanza, come ai Galli posti fra il Po e gli Apenn ini.
I nemici di Cesare, che molti e poderosi ebbe nell'aristocrazia di Roma, fatti accorti dove tendesse coll'ambizione, ne sparlarono, gli tesero insidie e pròvaronsi a eccitargli contro il popolo, lutto invano. Il popolo era inebbriato della fortuna di Cesare, sì per le splendide vittorie contro Elvezii, Germani, Celti e Britanni, che pel molto oro che veniva da lui sparso liberalmente in Roma. Catone, personaggio di severa virtù, combattè in più occasioni e svelò l'ambizione di Cesare, e non dubitò di proporre in senato, che fosse posto ih mano, onde ne facessero strazio, a quei medesimi barbari, che aveva soggiogati. I Comensi vennero a parte di questo odio contro di Cesare. La colonia dei cinquemila godeva da più anni la cittadinanza romana, ma il console M. Claudio Marcello mise sossopra Roma, perchè fosse loro tolta, come accordata in onta alla prescrizione delle leggi, vale a dire senza un formale decreto del Senato e per soddisfare unicamente l'ambizione di Cesare. E l'odio tant'oltre lo spinse, che arrivato a Roma un decurione dì Como, magistrato che nelle colonie aveva la stessa autorità che i senatori in Roma, gli pose subito le mani addosso, e lo fece vituperosamente battere con verghe, trascorrendo a dirgli nell'impeto della rabbia, che si Monti. Slor. ani. di Como. -I
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