Storia antica di Como di Maurizio Monti
LIBRO ir. 5 Ibri di mense per banchettarvi in testimonio della universale allegrezza; e una voce sola Ini predicava padre, lui difensore. Poveri e ricchi gareggiarono d'entusiasmo, e Cesare viaggiò colla pompa di personaggio che mena un trionfo.
Roma rimase attonita. I consoli Claudio Marcello e Cornelio Lentulo gli fecero negare dal Senato la continuazione del governo delle Gallie, richiesto da lui, e che potesse, quantunque assente, concorrere al consolalo. Rifiutarono ogni accordo anche moderato, e gli prescrissero uno stretto termine a licenziare l'esercito e ridursi alla condizione di privato cittadino sotto minaccia, non obbedendo, di chiarirlo nemico della patria. La contesa divenne di vita e di morte.
Cesare sull'esempio di Alessandro Magno, che tagliò non disciolsc il nodo, passato con solo cinquemila soldati il Rubicone, sorprese e battè i nemici impreparati, e s'impadronì eli Roma. In tanta fortuna si ricordò dei Traspadani, e sul fine dell'anno yo5 loro diede la cittadinanza romana. Cicerone in quel giorno che Cesare mise piede in Rimini scrisse al suo Tirone: Tutti i Galli, sì transalpini che cisalpini, sono nemici a Cesare, tranne i traspadani. E Labieno, altro dei capitani , che combatterono fino agli estremi della vita contro di Cesare fatto dittatore, confessò che i soldati, coi quali Pompeo fu a Farsaglia sconfitto, appartennero la maggior parte alle colonie traspadane: plerique, ei disse, ex coloniis transpadanis. Como, perchè il suo posto in Roma conoscesse a dare i suffragi, fu ascritta alla tribù ofentina, così detta dal fiumeUfente; e altra delle XXXV tribù, nelle quali quella metropoli era divisa. Unitamente alla cittadinanza mantenne Como la dignità di muni-
| |
Ini Cesare Claudio Marcello Cornelio Lentulo Senato Gallie Alessandro Magno Rubicone Roma Traspadani Cesare Rimini Tirone Galli Cesare Labieno Cesare Pompeo Farsaglia Roma Ufente Como Cicerone Como
|