Storia antica di Como di Maurizio Monti
LIIìRO 11. 53
plici fecero sempre contrasto all'universale corrom-pimento. Plinio, a Maurico scrivendo, ci loda di verecondia, di frugalità, di antica schiettezza. Sull'indole nostra, come soldati, oltre quanto dicemmo superiormente, un bellissimo elogio recitò di noi r imperatore Claudio, perorando in senato. Quando furono, ei disse, ricevuti a cittadinanza i Traspadani, avemmo dentro pace ferma, fiorimmo al di fuori, e commisti per tutto il mondo i soldati nostri col nervo di quei provinciali, l'impero affievolito ripigliò novello vigore.
Ottaviano, assunto il nome di Cesare Augusto e possessore pacifico di Roma, volse l'animo a vincere i feroci Reti. Approfittando costoro delle guerre civili calavano dalle native montagne nella Cisalpina, e le apportavano orribile guasto con incen-dii e morti. Stanno sopra Como, dice il contemporaneo Strabone, i Reti e i Vennoni, e intorno a loro i Leponzii, i Tridentini, gli Stoni, ed altre molte piccole nazioni, che nei prischi tempi dominavano l'Italia, miserabili e intese ai latrocinio Nell'anno 738, va innanzi a dire lo storico Dione, accaddero nella Rezia movimenti e sedizioni; e con queste indicò il fatto dei Camuni e dei Vennoni o Vennoneti, ossia delle genti di Valcamonica e di Valtellina, le quali avevano prese le armi contro di Roma. Publio Silio, entrato nelle loro terre, li rimise sotto al giogo. Dopo un anno tumultuò l'intera nazione dei Reti, menò prede dall'Italia, nò risparmiò persona, salvo che fosse degli alleati. Gli storici descrivono nuovamente l'immane loro ferità : uccidere tutti i maschi, e ricercarli con rito superstizioso fino nel ventre delle miserande madri. Augusto afììdò l'impresa di domarli ai figliastri Druso e Tiberio; e questi nel territorio di
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