Storia antica di Como di Maurizio Monti
NOTE AL LIBRO SECONDO
(1) (.n lapide di Da vosco si dissollcrrò poco lonlano dalla chiesa parrocchiale verso il 1817, e vi fu inlissa al muro lungo la strada pubblica. È scolpila grossolanamente e in due righe. Dice il Fran-scini che dal barone di Morniayr si pubblicò il diseguo nella Storia di Vienna per servire di confronto a caratteri consimili, che dubitò appartenessero ai Celtiberi (Svizzera italianaj ecc. Lugano, 1857, Tomo I, p. 05). Ilo fatto esaminare in Vienna questa Storia e l'altra che lo stesso autore scrisse del Tirolo, ma sì nell'una che nell'altra non si vide traccia della lapide di Davesco. Il De-Ilormayr è autore di farragine grande di libri, e forse è sbagliata da Franscini la citazione.
Nel 1850 su la strada di Sorengo si cavò dalla terra altra lapide etrusca , e di una sola riga. L1 ingegnere Giuseppe Re di Pavia la depose in sua casa a Sonvico. Trovossi la terza lapide tra Neggio ed Arano, e dagli scavatori fu rotta in quattro pezzi. Serviva di coperchio ad un sepolcro, nel quale per altro non erano ossa. L'ultima si trovò a s. Pietro di Stabio nell'anno 1857. È una rozza pietra di micaschisto a contorno angoloso e irregolare, a superficie scabra e ondeggiante. Le lettere vi sono poco profonde, di guisa che solo col tatto il eh. sig. Luigi Lavi zzar i di Mendrisio potè rilevare le deboli impronte dello scalpello, poi ravvivarle mediante il carbone: per la forma delle lettere e per la qualità della pietra, egli giudica simili tutte le memorate lapidi; e cosi pare (Escursioni nel cantona Ticino, ecc. Lugano, 1859, pag. 95).
L'epigrafe di Carate si scoperse nel 1844. Stavasi incassata in un muro a qualche metro sotto al terreno. Neil'estrarla dal muro si ruppe in un angolo, nè più si ritrovò il pezzo staccato. È in granito, e tanto levigato, che imita il marmo. Non ha che poche lettere. A Fino ho vedute alcune piccole basi in granito con lettere etrusche. (Cf. Giovanelli, Dei Rezj, ecc. Trento, 1844. — Antichità rezio etrusche, ecc. ib. 1845.)
Riferendoci alla dottrina dell'ab. Lanzi (Saggio di lingua etnisca, ecc. Tomo I, p. 211) F alfabeto di queste lapidi sarebbe eu-gàneo, perchè vi si legge la lettera 0, che nei dialetti etruschi è propria soltanto degli Euganei e dei Volsci. Vi è stato chi la lapide di Davesco pretese scritta in lingua greca antica del quarto o quinto secolo innanzi l'era volgare, e giunse fino a tradurla in italiano. (Vedi le Iscrizioni nella qui unita litografia.)
(2) Erodoto dice che gli Etruschi, o Tirreni, sono colonia di Li-dii. Dionigi, nato in Alicarnasso presso la Lidia, scrittore di un libro, ora perduto, su gli Etruschi, e che dimorò venti anni in Italia a studiarne le antichità , combatte l'asserzione di Erodoto, e
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