Storia antica di Como di Maurizio Monti
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11011 solo quella compagnia di scelti soldati, che combatteva negli eserciti romani sotto un proprio vessillo, divisa dalle coorti e dalle legioni, le quali un' altra insegna portavano, ma un ordine anche di persone che attendeva a fabbricare vessilli o alcuni ornamenti militari. I tesserarli sono detti ofFizio, e scuola i vessillari.
La lapide di L. Gecilio Cilone rammenta i bagni, le terme e il campo marzio, esistenti per pubblico uso in Como. Bagni e terme si edificavano tanto per pubblico uso, che per privato. Nessuno antico scrittore accenna ove fossero i nostri pubblici bagni, che certo dovevano essere un grande edifizio, perchè a distinzione de'maschi e delle femmine, erano formati da due fabbriche congiunte. Ci arbitriamo per altro a credere, che dove sta ora la gabella del sale, e già era il monastero di san Colombano, essi fossero collocati, essendosi quel luogo per lunga stagione denominato: A.1 Bagno (in balneó). Nel 1854 abbattendosi la chiesa del monastero si trovò alla profondità di un metro tra le vecchie fondamenta una vasca in pietra di Saltrio, somigliantissima a quelle che vediamo usarsi nei bagni, salvo che non era levigata; e non si mosse dal luogo, perchè spezzata. Venne alla luce anche una moneta in rame col-l'imniagine di Valentiniano I, che l'anno 364 sa'ì all'impero. Il terreno a quella profondità si vide abbondantissimo in vive scaturigini d'acqua.
Le terme sono comunemente poste presso al mercato del grano nel luogo della chiesa, ora dissacrata, di san Giovanni in atrio; e questo per certe ragioni di architettura, cioè la figura ottangolare della chiesa spartita in otto semicircoli secondo il metodo delle costruzioni termali. La congettura ci
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