Storia antica di Como di Maurizio Monti
LIURO 111. 95
no Filosseno, che per essere stato famigliare e amico di Cicerone, argomentiamo fosse uomo di molte lettere. Certo anche que' cinquecento nobilissimi Greci dovettero portarci e lettere e scienze, e nel tempo che restarono tra noi accendere col-l'emulazione e colTesempio l'amore dei buoni stu-dii. Conosciamo generalmente da Cicerone, che tutta l'Italia aJ suoi dì era piena di greche lettere ed arti. Pei tempi clic seguirono, ci ragguaglia Sve-tonio nel libro degl'illustri Gramatici qualmente alcuni dei più insigni maestri insegnassero grama-tica, massimamente nella Gallia togata; e nomina a cagion d'onore Ottavio Teucro, e Siscennio lacco e Oppio Carete: l'ultimo dei quali tenne scuola fino ad estrema vecchiezza , quando già non poteva più sostenersi in piedi e gli era mancata la vista. A malgrado ciò nessuna scuola e nessun maestro era in Como alla età del giovane Plinio, e i giovanetti si mandavano alle scuole di Milano. Amantissimo, com'era Plinio, de' suoi concittadini, soffriva di mal animo che fin là si mandassero con tanto dispendio e con sì poco onore del municipio 5 per lo che eccitò tra noi i genitori, legò una somma per la scuola e scrisse al grande Tacito, perchè tra tutti i letterati che convenivano nella sua casa, notasse quelli che più erano idonei al grande uffizio di precettore, per pregarli poi di ricevere questo carico. La lettera che gli scrisse è memorabile, dice un suo glossatore, e perchè parla di un benefizio con somma liberalità e somma prudenza concesso, e perchè egregiamente tratta della cura con che si debbono i figli educare. Però noi qui la riferiremo, omesso solo quel tanto che non torna al nostro proposito. « Non è molto « tempo, scrive egli, che trovandomi in Como
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