Storia antica di Como di Maurizio Monti
unno in. 101
della Storia naturale di Plinio, e si fece conoscere nella critici! versatissimo. Egli, dopo avere corretto il Brotier, che temerariamente giudicò la causa in favore dei Veronesi, afferma con tutta certezza, che il disputato Plinio è di Como.
Le ragioni principali dei Veronesi, dice Lemaire, si riducono a quattro. Prima notano che Plinio nella prefazione alla Storia naturale chiama suo conterraneo Catullo,, e da ciò conchiudono che esso e da Verona, quasi fosse tutt'nno il dire conterraneo e concittadino. Concede il Lemaire, che la voce conterraneo ò legittima di Plinio, perchè il consenso di quasi tutti i codici lo prova ; dice che non è di buona lega, ma voce castrense o militare, come lo stesso Plinio aveva avvertilo (7). Nega poi che tal voce esprima concittadino, e sostiene che significa uomo della medesima terra o regione, presa questa parola in ampio senso , secondo il quale fa notare che Veronesi e Comensi possono dirsi tali, perchè tutti abitano l'Italia al di qua del Po. Cita a conforto della sua opinione il verso di Catullo, dove chiamò suoi Traspadani, quelli che le terre traspadane abitavano. L'ispezione del passo citato di Plinio, continuiamo noi a dire, prova invincibilmente che Plinio non è di Verona. Egli mai non avrebbe usato di questa voce singolare di conterraneo, se Catullo gli era compatriota, sibbene dell'altra di concittadino (con-civis) più bella e più latina. In secondo luogo si fanno forti i Veronesi citando non so qual'effigie di Plinio, che pretendono essersi fra loro lungo tempo conservata. Questa fu riconosciuta, risponde il Lemaire, opera di recente pennello. Per contrario il conte Rezzonico, due effigie in Como loro contrappone di Plinio, che sembrano opera
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