Storia antica di Como di Maurizio Monti
LI TIRO 111. Io3
Brotier, clic è pur tutto poi Veronesi, e il Muratori, se ne ridono, e come apocrifa la rigettano. Finalmente non vi ha alcuno, che affermi di averla veduta coi proprii occhi. Così il Lemaire di Parigi (8).
Tolto il nostro Plinio ai Veronesi, confutando le loro ragioni, riconosciamo ora i più forti argomenti, di cui per dimostrarlo proprio si valgono i Comensi. Allegano essi la vita di Plinio, che si ascrive a Svetonio, nella quale è chiamato comen-se; ed ai Veronesi, che oppongono essere spuria quella vita e d'incerto autore, compilata quattro secoli dopo la morie di Svetonio, accaduta verso l'anno centocinquanta di Cristo, rispondono che quantunque non si voglia dì Svetonio, pure per essere, com'è, molto antica, o del sesto secolo, somministra ancora in loro favore un valido argomento. Ma la vita è distesa in buon latino, sta in codici vetustissimi, il toletano e dell'Escuriale, e in tre della biblioteca di Parigi, che sono tutti del nono al decimo secolo, quando 11011 era per anco insorta la questione della patria di Plinio, onde si pensasse a finzioni di vite, o si potesse imitare la latinità dei buoni tempi di Roma ; laonde si deve la vita, se non a Svetonio, attribuire a scrittore suo coetaneo, o di poco, non già per quattro secoli, distante da lui.
Citano i nostri insieme a Svetonio il Cronico di Eusebio, nel quale, giusta la versione di san Girolamo, si dice essere Plinio Secondo novoco-mense, e qualmente perisse visitando il Vesuvio. Ma i Veronesi rigettano anche questa testimonianza, e fanno l'osservazione, che qui si discorre di Plinio il giovane, non di suo zìo ; e le parole che perisse visitando il Vesuvio^ essere note marginali passate posteriormente nel testo, non conosciute
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