Storia antica di Como di Maurizio Monti
LiTmo nr. 117
ancor fanciullo, o appena fallo garzone, che s i-gnora il vero anno, perdette il padre ed ebbe a tutore quel Virginio Rufo milanese, uomo d'alto e liberale animo, che si rese illustre per una grande battaglia vinta nelle Gallie contro Vindice, per essere stalo tre volte console ed avere due volte ricusato l'impero offertogli dall'esercito germanico, di cui era il capitano. Costui prese cura di Plinio con affetto veramente paterno, sempre lo favori quanto potò, e studiosi di giovargli nella petizione degli onori. La madre, perduto il marito, si recò a vivere in casa del fratello, e questi che nò figli, ne moglie aveva, adottò il nipote in figlio, Per questa adozione il giovane Cecilio assunse i nomi anche del zio, che tale era l'uso. Assai per tempo fu condotto a Roma, dove sortì a precettore nell'oratoria Quintiliano, il più esperto di tutti i maestri di reltorica nell'antichità : ascoltò Ni ce te nella filosofia, uomo dotto e di greca nazione ; e quando militava nella Siria intese anche Eufrate stoico. Di questo recita esso Plinio grandi lodi in una sua lettera, scusatosi prima che osasse giudicarlo, perche solo il sapiente, egli dice, può conoscere il sapiente; in quella guisa che lo scultore, il pittore, il plasticatore può solo essere giudicato da chi la plastica, la pittura e la scultura professa. Era solito Eufrate ripetere a Plinio quella sentenza, che dice : la più nobile funzione della filosofia essere il mantenere in pregio la giustizia, farla osservare agli uomini e i suoi insegnamenti praticare. Nella Siria conversò anche con Ar temi doro filosofo, quello stesso che da Roma fu poi cacciato dal crudele Domiziano. Ma egli per darsi efficacemente agli studii non aveva gran fatto bisogno di maestri, perchè gli era toccato nel zio un grande
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