Storia antica di Como di Maurizio Monti
LIBRO III. 12(J
» po. Egli aveva bisogno ili essere meglio provai veduto di danari che non era , onde pagare ' certi debiti, che aveva fatti per cagioni onestissimc: e mentre alcuni suoi ricchi e grandi « amici nicchiavano, io, presili in prestanza, glieli « diedi in dono. Questo feci, quando già sette « miei amici erano stati o uccisi o confinati, ed « io già mezzo arso da fulmini che mi erano stati « lanciati contro, vedeva per manifesti segni che « soprasta va mi la medesima mina. » Grato al suo maestro Quintiliano accrebbe la dote ordinata alla figlia di lui, affinchè potesse vivere decentemente secondo il grado del marito. « Benché tu sii nei * desideriì moderatissimo, scrivevagli, ed abbi in *( guisa educata la tua figlia, quale doveva essere « una del tuo sangue e nipote a Tu ti I io, pure « perchè essa ha da maritarsi ad un nobilissimo «< uomo.... cui la qualità degli uffizii civili rende u necessario certo splendore.... deve anch'essa secondo la condizione del marito » di abiti e di « donzelle essere fornita. So che tu sei in te stesso « felicissimo, ma scarso dì facoltà. Però mi addosso « una parte del tuo carico, e quasi fossi secondo t( padre di questa nostra fanciulla, le dono cinquantamila sesterzii; e le donerei dì più, se la tua ino-u destia conoscendo, non sapessi che tu non ricu-t< seraì il dono, solo per questo che è tenue. » Ad una Calvinia, sua affine, che dubitava di ricevere la paterna eredità, perchè molto aggravata da debiti, egli pagati tutti i debiti del padre, e faLtosene solo creditore, fece dono di questo suo credito. Regalato alla sua nutrice un fondo di centomila sesterzii, perchè alla buona femminella non fruttava, lo raccomandò ad un esperto castaido, e così alla donna fruttasse. Non è già che usasse queste ed
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Quintiliano Calvinia Ltosene
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