Storia antica di Como di Maurizio Monti
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di Plinio si mostra pure qua e Ià in questo discorso. Parla della carestia die un anno avrebbe sofferto l'Egitto, se non fosse stato vettovagliato dai Romani; e dimenticando che quel suolo era feracissimo, ed a ragione chiamato ìl granaio di Roma, dice: « Noi versammo sulla terra niliaea le « sue vettovaglie, essa ricevette i frumenti che già « ci aveva mandato, rinavigarono a lei le messi a « noi tributate: però conosca 1 Egitto e creda per « prova, che a noi non l'alimento presta, ma trai « Luti; sappia che non è necessario al popolo romano, e malgrado questo, serva ». Ne verità, ne nobiltà d'animo si scorge in queste parole. Sono però nel panegirico alcune parti molto notabili per grandiosi concetti, per robustezza di elocuzione e per verità di sentenze ; ma in Plinio è quasi sempre palese lo sforzo di dire cose grandi, cose nuove e lontane dall'usata maniera. Lo stile procede con certa fatica e durezza, e l'interesse vi languisce. Diverso è affatto Cicerone. Quasi fiume ampio, maestoso, spontaneo, sempre eguale a se stesso, là tutto il suo corso. E riputato questo di tutti i panegirici, che a noi trasmisero le greche e le latine lettere, il migliore, e ciò e vero, ma tutti sono opera di retori o declamatori ; e in questa maniera di dire è ben difficile, che possa aver luogo la vera eloquenza.
Quanto alle Lettere è noto a tutti, che Plinio le scrisse, e ordinò per pubblicarle, che pose grande studio allo stile, e volle in queste ricordare i suoi atti di umanità e di beneficenza per eternarli, e così scrivere il proprio panegirico; vanità facilmente perdonabile, e ancora piccola ricompensa alla sua virtù. Sono una fedele pittura del suo animo nobile e generoso, della sua umanità e cor-
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