Storia antica di Como di Maurizio Monti

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      l44 NOTEche in Milano, Ora il Brolo in Milano nel medio evo, come fondati sopra buone autorità ci ammaestrano gli scrittori delle antichità longobardiche ( Tomo II, Diss. 14), sereiva pei pubblici mercati „ pel pubblico passeggio dei cittadini , per gli spettacoli pubblici ; e fu quel luogo, dove solevano i cittadini concorrere per trattare gli affari della repubblica e la elezione dei magistrati : ed è credibile che in esso i cittadini addottrinassero anche il corpo negli esercizi! guerreschi, onde in alcune città fu chiamato Campo marzio, Campo del fiore, Campo delle battaglie. Queste giudiziose osservazioni dei sopraccitati scrittori sono di gran momento per illustrare le cose nostre. Imperocché servendo il Brolo a tutti quegli usi, che dicemmo, ragion vuole si creda, che ancora per la vicinanza dei tempi non fosse fatta alcuna mutazione ( salvo il nome) dalla età dei Romani a lutto il medio evo; e che conseguentemente il giardino pubblico, detto Orio dai Romani, e il campo marzio si stendessero anticamente dal luogo detto di santa Chiara sino alla basilica dì sant'Abondio. Quivi si apre una pianura amplissimi, e tale che appena si saprebbe additare per Como la più acconcia. In una c irta di certo privilegio concesso l'anno 1015 al nostro vescovo Alberico, è nominato il Brolo minore, oltre al maggiore, che è il sopra descritto. Istessamente vengono memorati ambedue nella caria di fondazione della badia di sant'Abondio. Non abbiamo sufficienti irulizii per determinare il sito del Brolo minore. Forse fu nel sobborgo di san Giuliano. L'anno 1105 e in carte posteriori , era. ii sobborgo, dello san Giuliano nel pomato (in pomario ). Il pometo essendo luogo piantato di alberi pamiferi, ci offre l'immagine appunto dì un brolo. Al presente un prato da alberi e da frutte si chiama ancora brolo.
      (Ì5) Le colonne sono otto di numero e molto venate, siccome è proprio del marmo cipollino. Chi le disse marmo greco, chi egiziano, chi di Carrara, ed in generale tutti si accordarono a dirlo marmo forestiero, ti marmo è nostrano della cava di Musso. Un esperto conoscitore di marmi mi affermò, che a Musso vide presso la riva del lago un masso di marmo in tutto eguale al cipollino delle colonne; che nel maggiore abbassamento del lago sul finire del verno, vi si giunge a toccarlo colla punti dei remi ; e che ancora vi si osservano distinti i cavi, da cui si e-Uras^ero le colonne. Nella età dei Romani, trovandosi più basso che noi al presente il lago, quel sito dovette essere all'asciutto. Nella vicina Olgiasca, dirimpetto a Musso, il marmo cipollino è abbondantissimo.
      Ora sono pochi anni nel riedificare in san Fedele una cappella si trovò incastralo nel muro un tronco di colonna, luogo paco più di un metro, uguale per qualità di marmo e per lavoro alle descritte colonne. Ciò prora che furono veramente in maggior numero, e che quivi sulle ruine dell'antico tempio dei gentili la cristiana basilica s'innalzasse. Altra di queste colonne s. menziona di


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Storia antica di Como
di Maurizio Monti
Tipografia de' Classici Italiani
1860 pagine 259

   

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