Storia antica di Como di Maurizio Monti

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      l48 NOTEPlinio; c perchè in una lettera scritta ila Plinio ad un Saturnino, parlando del libro di un Rufo, dice: il nostro Rufo. Quel lascito e l'amicizia di Plinio formano una prova, come ognun vede, dubbia. Quanto a quella lettera, prima osserviamo, che non si sa di qua! Rufo ivi favellisi, che molti ve n'ebbe in quella età, e parecchi amici pure di Plinio, il che rilevasi chiaramente dalle sue Lettere. Poi quella forinola di dire, esprime non solo la comunione della patria, ma anche dell'amicizia, degli studii, l'essere della stessa nazione, e cosi va dicendo (Cf. Porcellini ad vocein). Di ciò, se fosse d'uopo, alcuni certi esempi potrei addurre, tratti dallo stesso Plinio. Nullameno tutte quelle prove le avrei per buone e sufficienti a dimostrarlo nostro, se una frase dello stesso Plinio, in una lettera scritta veramente ad esso Pompeo Saturnino, perchè rivedesse il suo discorso recitato'nella curia comense, non mi convincesse del contrario. In essa Plinio nominando quel suo discorso disse: « II recitai d'innanzi a quelli del mio Municipio: Apud municipes meos ». Ora, se Saturnino fosse stato di Como, è evidente che avrebbe dovuto, parlando con lui, dire del nòstro Municipio, non del mio. Infatti in una lettera a Caninio Rufo {Lib. VII, e/). 18), perchè questi era proprio da Como, disse: Dslibe-ras mecti'ìi quemadiiiodum pecunia, qurini mttnicipibus nostris in epulani obtalisli, etc., cioè : « Tu deliberi meco del modo con « che il danaro, che promettesti a quelli del nostro Municipio pel « banchetto, ecc. ». Chi cerca il vero non deve fare come alcuni avvocati, che tacciono le prove contrarie alla causa da loro difesa, c quelle sole manifestano ed esagerano, che le sono favorevoli. Qualunque sia la patria di questo Saturnino, egli dovette essere un egregio scrittore. Fu storico, oratore e poeta. I suoi versi, secondo la testimonianza di Plinio, erano simili ai catulliani, le sue aringhe gravi e numerose, e le sue storie eccellenti. Dettò pure alcune epistole, se per avventura non furono della sua moglie, come lui affermava, e Plinio mostrava di non credere; le quali avevano tutte le ingenue grazie dello stile terenziano e plautino. Tante sue opere perirono.
      L'abate Quadrio, e un recente Itinerario d'Italia, dicono comense quel Cecilio Stazio, che fu solenne componitore di commedie. Anche a questa affermazione non so accomodare P animo, avendo i Milanesi sopra di lui più assai ragioni, che non abbiamo noi. La cronaca eusebiana insegna che era nativo della Gatlia insubrica, e che da taluno era creduto di Milano.
      Il conte G. B. Giovio ( Dizionarioj ecc.) pretende che sieno di Como altri uomini illustri; ma le ragioni con che avvalora l'opinion sua, sono erronee, o di nessun momento. Eccone il catalogo.
      j. — c. Licinio Calvo, oratore e poeta di grande rinomanza. Nel-Poratoria contese del primato con Cicerone, e per gelosia Tuno sparlò dell' altro. Nel merito poetico è da Properzio paragonato a Catullo. Non restano delle sue opere che pochi frammenti. Giovio


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Storia antica di Como
di Maurizio Monti
Tipografia de' Classici Italiani
1860 pagine 259

   

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