Storia antica di Como di Maurizio Monti

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      i5o not^X. — Pomponio Secondo, scrittore di tragedie, e di cui Plinio il vecchio aveva compilata la vita. Nella Storia naturale (Lib XIII, Gap. xsi ) scrive Plinio di avere visti presso Pomponio dei libri scritti dai Gracchi, e lo chiama valem civemque clarissimum. Il march. Maffei (Verona illus. Parte li, libro i) vuole che si legga concivem5 e lo stima della schiatta dei Secondi e veronese. Giovio per le stesse ragioni lo stima di Como, perché Plinio era di Como, e non di Verona.
      XI. — Satrio Rufo, oratore coetaneo di Plinio il giovane. Perchè dei Rnfi (e ve n' era in Como) e perchè nominato da Plinio, to reputa il Giovio probabilmente di Como, e lo loda qual emulatore di Cicerone, e perchè non fosse troppo contento della eloquenza del suo secolo. Il Giovio, così dicendo, cadde in errore. Applicò a Rufo ciò, che fu detto in lode di Plinio (Lib. I. ep. 3).
      XII. — Virginio Rufo, tutore del giovane Plinio. Giovio inclina a dargli per patria Licinóforo. Poi soggiunge : Anche il di. hù sepolcro nella villa Atsiense (forse Alzate) me ne muove il sospetto. Virginio si tenne sempre per milanese dì patria.
      XIIL — Rutilici, retore famoso dei tempi di Quintiliano. Una nostra lapide (num. 115G) ha il nome Rntilio, dunque, conchiude Giovio, il retore può essere comense.
      XIV. — Severo, amico di Plinio il giovane e concittadino di Tito Cassio e di Cornelio Nipote (Lib. IV, ep. 28). Qualche chiosatore è di parere, e con ragione, che sieno due i Severi, uno di Como, l'altro di Verona. Al primo sono dirette più lettere, tra le quali una risguarda la statua da collocarsi ne! tempio di Giove in Como (Lib. Ili, ep. G); al secondo la citata ventottesima del libro quarto.
      Questo contendersi e rubarsi di città a città gli uomini illustri ha la sua origine nelle gare municipali, che un tempo insanguinarono l'infelice Italia. Vicini noi (e giova sperarlo) a! suo risorgimento, educati a più civile costume, non cerchiamo oramai la vera gloria, che nel servire concordemente e unicamente l'Italia, patria comune.
      (12) I MARMI AMICHI DI COMO.
      Como possiede molte lapidi dei tempi di Roma. Un maggior numero fu distrutto sì per l'ignoranza e le guerre del medio evo, che per Podio con che un tempo si cercò e guastò tutto quanto sapeva di gentilesmo. Le basiliche di san Fedele, di sant'Aboudio e di san Carpdfoi'o si fabbricarono cui inarmi e coi sassi di monumenti romani disfatti. A san Carpóforo nel muro esterno del coro sopra grossi massi rettangolari di granilo si veggono scolpite lettere romane; e somiglianti massi, altro dei quali dì marmo, ma senza lettere, si riscontrano in sant'Abondio. Un frammento d'iscrizione a bellissimi caratteri sta incastralo in san Fedele negli specchietti dell'architrave sopra la porla, che a destra del coro mette in chiesa.


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Storia antica di Como
di Maurizio Monti
Tipografia de' Classici Italiani
1860 pagine 259

   

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