Storia antica di Como di Maurizio Monti
•«159 NOTEl'altro non meno importante dì Ceciìio Cdone si adoperò per formare la buca, in cui si macera la calcina. Fu in questo deplorabile stato, e quasi più non riconoscibile, che per caso lo rinvenne nel 1800 il conte Giovio, cui l'abate Filippo Peregrini, ultimo della famiglia, aveva fallo generoso dono de' suoi marmi. Nella casa Magnocavallo in Como abitano ora i nobili Bagliacca, eredi Peregrini.
Fulvio Tridi, morto vecchio in Corno sua patria Tanno 1792, radunò lapidi romane e dei primi tempi cristiani, e ornò il portico di sua casa. Quelle che non potè avere, fece ritrarre sui muri, e tuttora vi durano. Uomo dì grande erudizione , e non minore modestia, affidò niente alle stampe, pago di venire consultato dai dotti di varie parti d'Italia sopra astruse questioni d'antiquaria. II museo sì ereditò dal conte Giambattista Giovio, che trasportilo nell'atrio del suo palazzo. Quivi ancora si conserva , ma accresciuto notabilmente da lui e dal tìglio conte Francesco.
Il decurionato di Como non pensò mai a istituire il museo pubblico, regalando anzi ai privati cittadini i marmi, che per avventura fossero in suo potere caduti. Ne! 1784 il conte Giovio, non ancora ereditato il museo Tridi, che gli fece in questo dimenticare la patria, disse pubblicamente : n san'a desiderabile che i « marmi antichi venissero murati sotto i portici del Consiglio « (decurzonale), e così salvati dalle tante mutazioni e dispersioni « a cui vanno soggetti col variarsi de' padroni o successori » (Dizionario, ecc. p. 512). Al Decurionato successe d Municipio o il Comune, e pari trascuratila. Finalmente nel 1857 si volse l'animo al museo, e si cominciò col marmo di Albinia Valeriana, che si depose ne. portici del patrio liceo. Altri due marmi vi entrarono nel I8uG, e in vicinanza sotto gli stessi portici si collocò una collezione di monumenti cristiani.
Slampo riunite tutte le lapidi nostre , perchè niente si abbia a desiderare intorno l'aulica storia di Como. Alcuni dei marmi, pochi per altro, sono di Milano. Gli ha dati il Giovio, di poi l'Aldini, ed io su! loro esempio li riproduco , onde non venga incolpato di omissione, ma nolo sempre !a loro provenienza. 1 marmi dei Plinii, quantunque scoperti in Milano, sono proprietà nostra, e come tali li presento. È abbastanza certo, diremo col milanese Alciato, avere la gente dei Plinii appartenuto agl'Insubri, e a lei essere stata Como la patria ( Cf. Muratori, Thes. Inscrip. etc. p. 754).
Il conte Rezzonico (Disquisii, plin. Tom. I, p. 7i> et 132) pone tra nostri marmi il marmo di Caio Plinio Fausto trovalo in Ginevra, dove ancora esiste; e che da Mommsen è descritto tra marmi di Nyon o Novioduno ( Colonia Julia Equestriam ). Opina il Rezzonico, che Fausto sia il padre di Plinio il vecchio, e che per avventura i Noriodunesi formino parte di una colonia
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