Storia antica di Como di Maurizio Monti
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NOTEdove il marmo venne notabilmente corroso. Giovio ha Micatae de silitis. Alciato: Micatae de seleclis. Labus: Micatae Desrilis. Aldini: Micatae de x. seleclis. Quindi il prof. Henzen dice: ver-borimi senlentia mihi certe obscurior (Orelli 7350); ed ha ragione. L'anonimo E . S . palesò un tal quale sospetto, che si potrebbe leggere: Micali panes de siliffine; se nonché i cinquanta danari, gli parvero troppo piccol cosa per una provvisione di pane buffetto.
Ilo riesaminato il marmo, e il Micatae vi resta conservatissimo. Le lezioni Giovio, Labus e Aldini sono erronee e senza senso. Sì per le tracce delle lettere, che per Io spazio in cui queste erano chiuse, sono condotto a leggere De seleclis, che è il lesto di Ai-ciato, e forse di Giovio Benedetto, perchè in qualche suo vecchio MS. trovai De seleclis. Altra difficoltà nasce dal verbo mico, che è senza supino. Gli epigrafisti ci regalarono per altro nuove voci, e nuovi modi di dire latino; e nel micatae sta forse il supino mancante, e sarebbe questa la traduzione: Uose risplendenti fra le scelte. Il micatus significa anco redactas in micas, e l'esempio ci è fornito dal nostro Plinio Valeriano (Lib. 1, cap. 63). Elegante l'immagine di un nembo di vivacissime foglie di rose fatto piovere con profusione sopra il monumento. Petrarca rimilo nell'ode : Chiare, fresche e dolci acque . . .
Giovio Benedetto 39 — Alci,ili IBI — Gruter. 733. 4 — Rovelli 263. 71 — E . S . (anonimo) nel Giornate della Società d'incoraggiamento ecc. Milano, n. 2. febbr. 1808 — Labus: in un foglio volante a stampa — Aldini IG9. 100 —Orelli 7336. Ex apographo Labasii, scrive Ilenzen, de cuius diligenlia ne-fas dubitare. Ma Henzen copiò Aldini, e Aldini non copiò L-ibus, da cui troppo propter vvzluzzz si differenzi-i. II Porcellini (Lexicon etc.) alla voce Propisatio cita questa lapide di Albinia.
116.
ORNAMENTVM ET . ROSA . PONERETVR RELIQ . INTER SE SPORTVLAS DIVIDERENT IN . CVIVS . TVTEL DEDERVNT CANTN . VIATOR ET . CANTN - EYPREPESE5. oc
Frammento di marmo trovatosi in città. Ricorda la famiglia Caninio, di cui un Caninio Rufo fu l'amico di Plinio il giovane.
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