Storia antica di Como di Maurizio Monti
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MOTE
201.
V . F P . NOVELLIVS CRESCENS . SIBI ET . TERTIAE . SIRTII . F CONIVGI . SVAE . CARISSIMAE
Lapide in marmo bianco a san Martino, oratorio pubblico in Colmo di Valcuvia. Incassata nel muro del coro e coperta da un armadio.
Perpenti, Almanacco prov. di Como del 1849, p. 28.
202.
OVFALBANS SIRI ET A M M V N E I PHI ARCYRIEFrammento di lapide in pietra comune, quasi bianca, sul fianco sinistro della chiesa di san Vittore in Locamo. L'apògrafo pubblicato dal signor Nessi nelle Memorie storiche di Locamo (Locamo, 1854, p. 15) è scorretto. Ha nell'ultima riga P/iilargyri f. Riscontrata di nuovo, si legge come da me viene esibita. Si dice dal sig. Nessi, che altri marmi furono quivi scavati con iscrizioni o con simboliche sculture, e che per ignoranza si lasciarono andar dispersi, o deformare, sfigurare e mutilare, convertendoli in rozzi ed ignobili usi per nuove fabbriche. Tra le sculture menziona particolarmente un basso rilievo su tavola di marino, che rappresenta una testa di toro con corona, da cui due festoni derivano giù lungo le corna. È il taurobólio. Un Azari vi dettò sopra una dissertazione col titolo: Marmo taurobólico locarnese (Milano, per l'Agnelli, 1795 ). Appellavasi taurobólio il sacrifizio di toro o di giovenca nelle feste rurali in onore di Cibele, che agli idi di Aprile si celebravano da garzoni e donzelle con schiamazzo e oscenità. Negli atti di san Simforiano presso il p. Ruinart dice così il santo martire: In cujits (Cybelis) sacris ex-cisas corporum vires (testiculos) castrati adolescenles infaastae imagini exultantes illiduiit.
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