Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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mento a riferire la verità innanzi a un tribunale.1 Ma la stoica impassibilità che a ciò fare sarebbe richiesta, è ella possibile a serbarsi in mezzo al perenne tumulto delle passioni che agitano il cuore umano? Se ciò sia possibile non affermo nè nego ; so che è requisito essenziale, e lo trovo in pochissimi scrittori; e so, pur troppo con mio sommo rammarico, che la stupida umanità invece di renderne loro merito, non di rado gli accusa d'immorale e politica freddezza. Ma poiché un pendìo per una data idea è inevitabile allo storico, per la impossibilità di diventare la stessa ragione impersonale giudicatrice de' fatti, colui fra gli storici è da reputarsi onesto e veritiero, che mostri se medesimo sceverato dalla sostanza assoluta ed immutabile delle cose, le quali in questo solo caso verrebbero descritte nella loro schiettezza.
Suole ogni nuovo storico sfoggiare grande scienza intorno al modo di scrivere una storia perfetta. Ognuno ha le sue particolari ricette di comporre, ed io ho le mie, ma non trovo utile nè verecondo il dirle. Oltredi-chè detesto le romorose prefazioni cotanto in voga a' di nostri, ne' quali il pubblico domanda libri ben fatti, non trattati che insegnino la maniera di farli. Avvertirò solo che ho considerati come modelli insuperabili per ogni rispetto Tucidide, Tacito e Machiavelli. In quanto all' arte di scegliere la materia, e disporla in guisa che i fatti ottengano il luogo proprio, secondo il loro grado d'importanza, e scambievolmente si diano risalto, arte che i dotti chiamano prospettiva o economia storica, nessuno ha raggiunto il primo. In quanto alla profondità di leggere nelle ime latebre del cuore umano, dipingere con pochi tratti, e fare che le pitture non solo riescano disegnate e colorite, ma stacchino in tutto rilievo, il se-
1 Vedi il Discorso di Dugald Stewart, premesso alle Opere di Robertson, ediziooe di Londra.
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