Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO PRIMO.
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si spinsero dietro, no afferrarono il concetto, lo svolsero in mille guise, e tutti poi, mi sia lecito così dire, considerando popoli ed epoche come simboli, tolsero alla storia la sostanza, e ne fecero un fantasma. Osavasi, ora sono pochi anni, mettere in iscompiglio le memorie tramandateci dagli scrittori latini; si ricusava, quasi moneta falsa, la loro veneranda autorità; e per via di frammenti, di cenni incerti, di parole mozze, di frantumi archeologici — in onta a Varrone,che, dottissimo in ogni ragione di scibile antico, attestava la quasi impossibilità di squarciare la fitta tenebra che involgeva le cose di Roma primitiva e dell' antichissima Italia — la storia del gran popolo romano predioavasi ricostruita in sembianze onninamente nuove.
A vedere cotesti rispettabili eruditi ragionare con dom-matica dignità sopra certi sistemi edificati con finissima industria, sei tentato di plaudire alle loro visioni, e condonare le laro fantastiche stranezze agli studi improbi che essi hanno durato a inventarle. Ma se ti venisse in mente di chiedere loro la ragione della storica asseveranza con cui destramente favellano, e la dimostrazione evidente del principio massimo sul quale riposa la serie lunga delle loro mirabili deduzioni, non dubito che chinerebbero confusi le ciglia, e ti lascerebbero l'agio di abbattere I' unica colonna che sostiene il loro edificio, e di seppellirli, come Sansone fece de' Filistei, sotto le rovine di quello.1 L'Europa nel suo stato di dubbio filosofico, generato dalla presente esuberanza intellettuale, ammira l'ardimento e le cure dei nuovi ricostruttori della storia; ma per sapere alcun che di certo intorno alle vicende de' popoli antichi, ritorna sempre a'vecchi scrittori e in essi volentieri confida. Imperciocché cotesti recenti luminari della letteratura storica procedono con un metodo simile a quello de' zoologi, i quali da una vertebra, da uno stinco, che diseppelliscano pietrificato dalle viscere della terra, argomentano la dimensione e la forma dello intiero corpo di un animale, di cui si fosse perduta la specie. Ma il mondo morale non si governa colle leggi stabilmente uniformi del fisico; e sovente i fatti
1 Vedi il giudizio di Hficren (Manuale di Storia Antica, tomo II , pag 135, Brussclles 1840) intorno la Storia Romana di B. G. Nielulir.
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