Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO PRIMO.
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mano commercio de' negri. Pensavano le nienti più vigorose del parlamento, che gli Affricani fossero stati destinati alla schiavitù dalla inesorabile legge della natura, la mano della quale li aveva voluti deprimere al di sotto della umana condizione per mantenerli in uno stato intermedio tra l'uomo e il bruto. Il sommo oratore con eloquenza tanto calda di affetto quanto solida di argomenti, per iscuotere il fermo cuore è convincere 1' ostinato intelletto de' suoi concittadini, faceva una mirabile pittura de'Britanni ai tempi de'Romani. Narrava come essi erano venduti nei pubblici mercati a guisa di armenti, solo perchè i Latini con uguale sofisma li credevano incapaci di scuotere la natia rozzezza, e quindi immeritevoli di partecipare a'beni della cultura intellettuale. Ora se un Romano risorgesse oggi dalla tomba, ed entrato nelle sale del parlamento inglese, vedesse come i discendenti di que'barbari godano della più libera costituzione che sia consentita dal progresso della nuova civiltà, come essi siedano a deliberare delle sorti di tutti i popoli del mondo, com'essi mantengano l'equilibrio politico de'due emisferi, come il nome britanno riscuota da tutta la terra quella riverenza che in antico ebbe il solo nome romano, non si vergognerebbe egli del suo giudizio, non arrossirebbe della solenne mentita datagli da fatti, che intendimento umano non poteva antivedere?
Similmente se a quanti insultano all'unità nazionale italiana, come ad una chimera partorita dai vaneggiamenti di romanzieri politici, gì' Italiani chiedessero : voi che chiamate l'Italia terra di genti diverse ed inconciliabili mai, che eravate voi innanzi che foste diventate nazioni di' più milioni di uomini costituiti sotto unico reggimento ? Eravate orde di Barbari, avvincolati da un patto sociale simile a quello delle fiere della foresta, quando la Italia, da tempo immemorabile uscita da quello stato primitivo, vi persuase umani costumi, vi diede le forze morali, e vi mise in cammino per conseguire quella politica unità, della quale, allo aspetto della nostra sventura, menate vampo colle parole con cui il ricco Epulone insultava le sciagure di Lazzaro. Tutti i popoli cominciano da poveri esordii; in tale stato che chiamasi infanzia politica agevolmente si accomunano tra loro, e col mescolamento d'istituzioni
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