Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
ìì STORIA 1>E1 COMUjNI ITALIANI.
vi.1 Sovente erano cariche di tanto numero di gioie di inestimabile valore, che, al dire di Seneca, portavano appeso agli orecchi il patrimonio d'una doviziosa famiglia.2
Di simili esempi riboccano i libri degli antichi i quali ne parlano come di pubblica sciagura, lasciando travedere un arcano sconforto, che forse faceva loro presentire lo sterminio che Roma era destinata a patire tra poche centinaia di anni. Allorquando il popolo re diventò volgo, l'Italia fu mondata di schiavi, i quali servivano al lusso de'nobili, a coltivare i loro ameni giardini, dacché tutta la penisola, essendo il contado di Roma, poteva chiamarsi un campo di delizia. Per la qual cosa all' Italia ne venne il nome di giardino dello impero, nome clic ritenne anche dopo che lo impero giaceva sepolto nelle sue ruine,3 ed altro non ne rimaneva che l'idea animatrice del patrio sentimento italiano. In Italia, diceva un uomo dotto, non vi erano coloni ma giardinieri; i coloni lavoravano a conto de' signori romani le terre delle provincie.1 Come tanti germi di corruzione si andavano accumulando a distruggerò la morale privata, distruggevasi la pubblica, perocché l'una non esista priva del sostegno dell' altra. La sete di dominio invase il cuore de' più cospicui cittadini ; le guerre civili accese dagli ambiziosi, che meditavano, senza sentire orrore di tanto sacrilega scelleraggine, il parricidio della sacra terra materna: il vasto edifizio della repubblica a forza di urti vari, tremendi e frequenti, si trovò fesso e rovinoso così, che quando si offerse la tirannide a sostenerlo, al popolo smemorato e vilmente corrotto parve che la provvidenza l'avesse mandata come angiolo salvatore in tanto inevitabile pericolo.5
La repubblica cadeva, il principato ne calpestava il cadavere e stabilivasi.
1 Ammian. Marceli., lib. XIV, c. 6.
! > Quare uxor tua locupletis domus ccnsum auribus gerii? » De vita beata, C. XVII.
s « II giardin dell' imperio sia diserto. » Dante, Purg., C. VI.
* Montesquieu. Considérations sur let carnet de la grandeur et de la décadence det Uomains eie.
5 <1 Dove tanti sono i tiranni quanti sono gli audaci e dissoluti delle • città , quivi le plebi, fatte accorte dai propri mali, per trovarvi rimedio » vanno a salvarsi sotto le monarchie. » Vico, Scienza Nuova, lib, I. *
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