Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LICHO PRIMO.
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      VII. Allorché Augusto recossi in mano il timone per salvare, come egli diceva, la repubblica dalla furia della tempesta che la percoteva ferocissima per ogni lato, i senatori non gli concessero il titolo di re, nome d'infamia, nome di barbaro suono allo orecchie del popolo romano, ma gli dettero il diritto di fare ogni cosa a suo modo; gli conferirono assoluto potere, pienezza di arbitrio, sconfinata supremazia sulle leggi. 1 Ma perchè non era possibile trasmutare in un tratto ogni cosa, il principe, dopo che ai carnefici, che troncavano le teste dentro le quali vivevano tuttavia le idee della sacra libertà della repubblica, disse: basta! volendo ricomporre le cose, e a poco per volta acconciarle al nuovo governo, non toccò quasi nessuna delle forme esteriori del vivere libero, e fu pago di assumere il titolo d'Imperatore come capo della milizia, di Tribuno coinè tutore degli interessi della nazione, e di Pontefice Massimo come capo ed interprete delle cose de' numi. Invadeva quindi la costituzione di Roma da ogni parte; e lasciando, come fa detto dianzi, sussistere le princicipali magistrature, sedeva egli solo arbitro supremo dello stato.
      La prima fase dunque che patisse la repubblica fu quella di diventare monarchia apparentemente temperata ; la quale non sarebbe forse degenerata in aperta tirannide, se l'antica virtù non fosse stata spenta affatto nel cuore de'nobili, se la plebe fosse stata meno fiacca e corrotta, se in somma la nazione, rappresentata dagli ordini maggiori dello stato, avesse avuta più ferma fiducia in se stessa, ed intesa la condizione del principe che non poteva usurpare se non in proporzione della pubblica tolleranza. Il principe quindi conosceva sè e la nazione, e questa non conosceva nè sè nè il principe. Dal che risultava che il potere opprimente e il potere temperante operavano con forze disuguali, e la maggiore energia del primo rendeva inefficaci gli sforzi del secondo.
      Il lungo e pacifico regno di Augusto, quasi giorno sereno e tranquillo che allegri la natura, dopo lunga stagione di orrida intemperie, apparve glorioso e seducente agli-occhi de' Romani stanchi delle guerre cittadine. Venne a poco a poco ad
      1 Dion. Cass., llist Hom., lib. LUI, ji 28 ; edizione d'Amburgo 1730.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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