Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
30 STOIUA DEI COMUNI ITALIANI.
magine di un principe buono, valoroso, e prudente, al quale appena sogliono aggravare la coscienza del fallo di avere trasportata la corte in Costantinopoli, e privata l'Italia della sua imperiale presenza. Ma la storia oggimai, libera dalle catene che la opprimevano e la forzavano a tacere o mentire, e scevra dalle passioni che l'accecavano, riesaminando i fatti di lui, non teme di chiamarlo il vero istitutore del dispotismo, colui che spense perfino le apparenze del regime civile che rammentavano i giorni gloriosi della repubblica, le quali, come avvertimmo, erano state rispettate da'più scellerati fra' suoi predecessori. Egli, trasportando la sede imperiale sul Bosforo, paese in cui il dispotismo brutale era pianta antica e vi vegetava assai meglio che sulla terra di Cincinnato, di Catone e di Bruto riesci a stabilire l'asiatica autocrazia. Il trasmutamento, comecché non molto avvertito, fu grandissimo. La condiziono dell' Italia cangiò affatto : però è d'uopo che ci fermiamo un poco a considerare in che condizioni fosse in quel tempo la civiltà del mondo romano.
X. Mentre in Boma si instituiva lo impero, in una delle Provincie orientali nasceva una nuova religione. Il fondatore ne era un Dio, disceso dal cielo in terra per rigenerare le umane creature alla virtù, e spegnere gli errori che perturbavano il mondo. E davvero a que' tempi in oriente il tumulto intellettuale era eccessivo. La greca sapienza, sparsa in tutto l'universo, si era già dilungata dalle norme semplici e sante de'primi filosofi, aveva invaso il campo delle letterature orientali, ne aveva svolte le dottrine e congiunte alle sue proprie; religioni, costumanze, istituzioni si erano a un di presso ravvicinate, non per armonizzarsi, ma per mescolarsi, confondersi, e lottare tra loro in tremendo trambusto come gli atomi di Epicuro innanzi la creazione delle cose. I più vigorosi intelletti, fra tanta copia di discordanti dottrine , si sentivano travagliati da una perpetua vertigine, e quasi naviganti in mare procelloso, si appigliavano, per non affogare, all'unico sostegno di salute che loro si offerisse, voglio dire al dubbio. II dubbio, mentre sembra nutrire la mente, l'avvelena e la spossa: è uno stato transitorio e innaturale allo umano intelletto, il quale per ingenita forza tende ad un
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