Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      più lievi cautele che possano cooperare a serbarla nella sua purità, vanno inculcate come cose gravissime. L'imitazione che un popolo fa delle usanze di un altro, è argomento di ammirazione e di reverenza. I barbari dunque in Roma non erano tanto detestati quanto si potrebbe supporre. Sotto l'ultimo imperatore di occidente, Odoacre capo delle legioni imperiali composte di Eruli e di genti altre siffatte, insorse e si fece re d'Italia senza sforzo, quasi entrasse in palazzo e si ponesse la corona sul capo. La fatuità del governo era grandissima, e per cacciare costui, che gì' imperatori chiamavano usurpatore, e che non pertanto resse parecchi anni l'Italia con un governo meno tristo dello imperatorio, fu d'uopo invocare il sussidio di altri barbari, i quali conquistarono per sè la penisola. Senza il fortunato successo delle armi di Teodorico, gli sforzi degli Augusti non avrebbero potuto crollare il trono che Odoacre inalzava sullo rovine dell' impero d'occidente.
      XIII. Non è storico, il quale, narrando gli eventi di questi infausti tempi delle invasioni, non faccia le più lacrimevoli pitture degli orrori prodotti da tante diverse tribù di genti feroci, ruinanti sopra l'Italia a guisa di impetuosi torrenti che si rovescino sul piano a tempestare e devastare quanto trovano fra via. Che in tali dipinture sia esagerazione non è da dubitare, massime che, dopo ricomposto l'impero sotto gli ordinamenti di Carlo Magno, Goti, Unni, Vandali, Sassoni, Longobardi furono incolpati delle devastazioni, di cui erano colpevoli coloro medesimi che alzavano la voce ad infamarli. La venuta di queste genti, impetuose e belligere, parve più maravigliosa, in quanto rompeva il torpore dell' Italia assonnata nelle dissolutezze del governo imperiale ; e però lo sconvolgimento, in cui si messero i popoli alle prime invasioni, doveva rendere immagine di un tuono che brontoli più spaventevole nel pauroso silenzio della notte. Ciò che è indubitabile, perchè concorda col corso naturale delle cose umane, si è, che essendo frequenti le mutazioni dalle prime invasioni fino ai Longobardi, i quali stanziarono per oltre a dugento anni in Italia, il paese rimanendo in uno stato perenne di guerra, dovè patirne tutti gli sciagurati effetti; che quindi dovette spegnersi tutto ciò che vi rimaneva d'arti, le


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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