Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      forse, quanto è dato a mente di uomo, ad una soddisfacente soluzione dello imperscrutabile problema della esistenza. Ogni ente, animato da questo principio, come da forza motrice ad operare, tende a costituire sè solo centro a tutte le creature che lo circondano. L'ente creato è per indole divoratore; ad appagare questa sua fatale tendenza vive in lotta continua, che altri chiamerebbe stato perenne di usurpazione. Posta tale ipotesi, la scienza, per apprestare un rimedio, comunque debole, alla irrequietudine della umana famiglia, ricorreva ad una speciosa distinzione, la quale, comecché derivata da un principio fittizio, merita di essere reputata prudente e salutare. Ogni ente si aggira dentro un àmbito prescritto dalla propria natura: finche il suo istinto usurpatore si eserciti dentro i limiti che lo circondano, egli opera legittimamente; qualora travarchi cotesti confini e invada il terreno di un altro ente, quasi rompa un patto solenne mantenitore dell' equilibrio, le sue azioni sono degne di essere riprovate come colpevoli. Or bene: la chiesa come società umana, perchè ordinata con gerarchia, leggi, cerimonie umane, ar-rogavasi un potere, il quale, riconosciuto dal consenso di tutta la società cristiana, era veramente legittimo. Questa legittimità non le veniva consentita se non a condizione che lo volgesse essenzialmente ad agevolare ai fedeli la via per lo acquisto de' beni spirituali : dove avesse perduto di mira questo fine supremo, e si fosse lasciata rapire dalla vertigine delle umane passioni, sarebbe uscita fuori da'confini prescritti dalla stessa sua indole; quel potere si sarebbe snaturato, e diventato reprensibile. Si consideri come parecchi secoli di tumulti e di rovesciamenti d'ogni civile istituzione avessero spento ne' popoli la cultura dello intelletto; le genti a un di presso erano ritornate a quello stato sociale in cui la forza prevale sul diritto. Mentre la società, parendo indietreggiare, s'inselvatichiva, la chiesa, comunque non potesse non partecipare al movimento convulso e scomposto de' popoli, per la missione sua stessa di insegnare la verità e combattere l'errore, si fece serbatrice del sapere. Per questa ragione mentre nel mondo civile la forza era scala agli uffici, nel mondo religioso il sapere o la virtù erano i soli meriti essenziali all' in-


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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