Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
58 STOIUA DEI COMUNI ITALIANI.
de'Franchi con la perfida e immonda geńa de'Longobardi, indegna di essere annoverata fra le umane genti.1
II clero che non potè riuscire anche con feroci minacele di scomunica a impedire il parentato delle due corti, colse vantaggio dell' indole di Carlo propensa dissolutamente allo amore delle donne, e nello amore instabilissima. In meno di un anno la figlia di Desiderio venne ripudiata: dal che nacque occasione alla guerra tra Carlo e il suocero. Carlo col papa, col popolo, coi preti stessi longobardi che lo favoreggiavano, colla fortuna che prima parve minacciarlo, poscia proteggerlo, scese coraggioso in Italia, e in circa otto mesi fattosene signore, si noṃ re de' Franchi e de' Longobardi.
Il regno de' Longobardi cadeva, quello de' Franchi incominciava.
XXI. Gl'Italiani mutarono di padroni, ma rimasero servi: e se ne venissero o vantaggiati o maggiormente danneggiati,2 lo dice chiaramente la tremenda e barbara confusione politica del periodo che si nomina de'Carlovingi, tempi di tanto orrore, che pareva, come credevasi allora, volessero precedere il finimondo.
Gli eventi riescirono alla sola chiesa d'inestimabile incremento. Quando essa ispiṛ a Carlo Magno il pensiero d'instaurare l'impero d'occidente, consacrandolo alla nuova dignità,
1 « Quaj est praccelleiitissimi filai magni regis dissipientia, ut penitus vel dici lieeat , quod vestra preclara Francorum gens, quffi super oinnes gentes eminet, et tam splendiflua ac nobilissima regalis vestra) potenti» proles , perfida ac fcedissima Longobardorum gente polluatur, qnee in numero genttum nequaquam computatur, de cujus uatione et trprosuin genus oriri certuni est? »
2 Sigonio , storico solenne del cinquecento , il primo forse tra tutti rlie seppe vedere con occhio più acuto nel tenebroso periodo della storia del medio evo, deplora ia caduta del regno de'Longobardi, e conclude con le seguenti parole: « Testes sunt recta) leges eorum, quibus furta, latrocinia, ra-pinee , ccedes , adulteria , severissime vindicantur , ac libertas et fortunse privatorum sommo studio conservantur. Docent tempia magnifica et monaste-ria amplissima , quibus pietatis ergo ipsi potissimum ćteriorem Italiani exor-narunt; basilica episcoporum , qnas amplissimis pieemiis honestarunt j inclita oppida , quae aut nova condiderunt, ant diruta instanrarunt ; homincs saneti-tate conspicui quibus honores eximios habuerunt. Demum pontifex ipse,quem cuinditione opibusque auxerunt. tum tanto culti) ac reverenda prosecuti sunt, ut moueute eo regnum ipsum dimiserint, monacumque iudnerint. » De J́e-gno Italico, lib. III. — Intorno agli effetti prodotti dalla monarchia Longobarda , vedi fioniagnosij opera rit.
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