Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO PRIMO.
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gettava il potere civile in un intricatissimo laberinto, senza dargli il filo di Arianna per uscirne. Nella investitura feudale dello terre concesse alla Sedia Apostolica, Carlo altro non faceva che un atto di giurisdizione sovrana, da lui e da'suoi antecessori praticato oltre le Alpi in persona de' vescovi e dei monasteri a lui soggetti. Il sistema feudale — del quale più innanzi favelleremo — prevalso nella'penisola, dove duravano tuttavia le reliquie della civiltà e le rimembranze dello impero romano, era considerato come un abuso di forza, un diritto — se pure si voglia chiamare con tal nome — un diritto senza opinione. Fuori d'Italia, dove il vivere civile de' Romani o non era mai stato, o era onninamente scomparso, il governo era formato da una associazione di piccoli poteri, congiunti con nesso mal sicuro ed indefinibile alla sovranità. Carlo Magno dopo vigorosi, efficaci e ripetuti sforzi, si accorse non esser possibile riparare a tanta anarchia collo introdurre un sistema di monarchia bene ordinata, conobbe perciò che era necessario lasciare la istituzione nel suo essere, e trovare nella sua stessa natura provvedimenti tali che accentrassero veramente nel potere sovrano questo numero infinito di dominazioni minori. Se si suole lodare Carlo per la infaticabile perseveranza di porre un argine alle invasioni, che da settentrione o da mezzogiorno minacciavano di assalire 1' Europa cristiana, onde a lui toccava il nome di propagatore della religione, non è meno degno di lode lo sforzo che egli fece di creare un sistema a mettere in ordine il feudalismo. Il quale, comecché essenzialmente vizioso, dopo gli ordinamenti di Carlo sottostette a norme più ragionevoli, in guisa che l'Europa tutta — e la Francia meglio di ogni altro paese — diventava feudale'
Neil' atto dunque di concessione di sopra accennato, Carlo largiva con più ampia misura al pontefice, come maggior vescovo dello chiese occidentali, ciò che aveva concèsso al clero ne' suoi dominii fuori d'Italia. Ma la chiesa romana in questa sola investitura, quando non fosse stata congiunta al gran fatto della incoronazione, altro non avrebbe ottenuto che una dote a tempo, la quale come illegittimamente le era conceduta da Carlo che non poteva dare ciò che aveva rapito ad altri
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