Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO PRIMO.
      J 05
      naie. La nuova dignità gli accrebbe l'orgoglio e gli rincrudelì l'indole: d'onde la precipua cagione della sua piena rovina. E dicerto e'pare che Dio voglia severamente punire i principi qualvolta invece di porre ne' cuori loro un tesoro di generosità, che distrugga gli odi e i rancori e crei nuovi vincoli di affetto fra loro e i soggetti, gli asseta di sangue, che sparso a terrore o a paura, allagando le fondamenta del trono, vi scava un abisso, dove il despota irreparabilmente precipita. I nuovi atti di tirannia, con cui Berengario, fatto imperatore, si mise a flagellare i popoli, o per dir meglio, i grandi che secondo le idee feudali, erano pressoché suoi pari, gli suscitarono contro un poderoso partito che bramava di spodestarlo. Capo di esso era Lamberto arcivescovo di Milano, che si congiunse con Adalberto, prima marito di Gisela figlia dello stesso Berengario, poi di Ermengarda figliuola del marchese di Toscana. Altri non pochi abbracciarono la medesima causa; a Berengario non rimase altro consiglio se non quello d'invocare lo ajuto de' barbari per opprimere i suoi nemici in Italia, disegno parricida e scelleratissimo, ma preceduto da numerosi esempi e naturale nella mente de' principi. Si volse quindi ai Magiari, e con l'armi toro riuscì a sconfiggere i nemici, i quali invitarono Rodolfo re dell'Alta Borgogna alla corona italica. Il borgognone coli' assenso del suocero duca di Baviera, scese nella penisola; ne seguì una sanguinosa battaglia, in cui fu perdente Berengario, il quale chiamò altre orde di barbari, che fecero nelle nostre terre tali strazi e devastazioni che la capitale stessa del regno italico, la forte e grande Pavia, ne rimase incendiata, e de' cittadini, arsi o spenti tutti, non si salvarono che soli dugento. La sanguinosa vittoria empì di orrore, più che di spavento, il cuore di tutti gl' Italiani; gli aderenti più devoti ed antichi di Berengario lo abbandonarono come cosa maledetta ed infame, ed egli finalmente morì assassinato in Verona.
      XXXI. II periodo che segue, corre famoso nella storia del medio evo per le turpitudini, disonestà ed astuzie di alcune donne che disposero per parecchi anni della corona e della tiara in modo da tórre ad ambedue ogni rispetto. I nomi di Teodora, di Berta, di Ermengarda e di Marozia, o Mariuccia,
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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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