Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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effetti mirabili, détte, cioè, una vigorosissima spinta alle libertà cittadine, che già sviluppavansi dallo stesso conflitto de' poteri in perpetua ed ognora più complicata lotta.
XXXV. Morto Enrico, fu eletto a succedergli Corrado il Salico, capo della dinastia de' Franconi, che poscia si disse de' Ghibellini dal castello di Wiebelingen donde era oriunda. I Pavesi, negli animi de' quali covava cupo e feroce il rancore contro il defunto principe, levaronsi a tumulto e distrussero la reggia, un tempo edificata da Teodorico, e si congiunsero co' fautori di Arduino, che l'ira di Enrico aveva spogliati de' loro beni. Costoro, a capo de'quali erasi posto Mangifredo, marchese di Torino, il vescovo di Asti, i signori d'Este ed altri parecchi, prevedendo che tra Italiani e Tedeschi non vi sarebbe mai stàta concordia durevole, offrirono la corona a Roberto re di Francia, secondo de' Capetingi. Ricusando questi, e non volendo nè anche concedere il figlio, la fazione si volse a Guglielmo duca d'Aquitania, il quale parve accettare. Ma o perchè il duca di Lorena non volesse rompere guerra ai Tedeschi, come egli avrebbe desiderato per impedirli di passare le Alpi, a fine di consolidarsi sul trono italico; o perchè non avesse fiducia nessuna nella parte che gli faceva l'offerta, sebbene mandasse suo figlio in Italia — dacché ogni nuovo sovrano aveva mestieri di prender possesso del trono non come pacifico signore ma come conquistatore che lo rivendicasse con l'armi proprie — finalmente desistette dalla impresa e rispose con un formale rifiuto. GÌ' Italiani quindi s'indussero a riconoscere Corrado. Primo a darne l'esempio fu Ariberto arcivescovo di Milano, il quale recossi ad incontrare lo imperatore in Costanza, e sé gli profferse devotissimo. I Pavesi e la fazione d'Arduino, vedendosi soli ed impotenti a sostenersi, fecero anche essi atto d'omaggio; ma il principe li accomiatò duramente, mentre profondeva a piene mani beneficj e cortesie a coloro che s'erano mantenuti fedeli alla dominazione tedesca, e fra le altre cose con esempio inaudito conferì ad Alberto il diritto d'investitura sul vescovato di Lodi. Tal fatto fece ne' Lodigiani nascere un odio implacabile contro Milano, nel che gareggiarono coi Pavesi; mentre in Milano scoppiava e cresceva una cupa gelosia contro Como, che aveva
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