Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO PRIMO.
J 05
(lei vescovo nè il conte, l'amministrazione della giustizia rimanesse senza capo: in tal caso i collegi degli scabini ovvero giudici governavano la città con autorità indipendente, e giudicando uomini liberi e dipendenti dai vescovi : gettavano così per la forza stessa degli eventi le prime fondamenta del comune che dapprima fu comunione di diritti; ed il regime feudale mentre oltremonti cresceva e prosperava in tutto il rigore della sua forma, in Italia languiva per essere tra breve spento dal risorgente governo popolare.
XXXVII. Erano tali le politiche condizioni dell'Alta Italia. Le città tutte con l'aiuto delle immunità loro procedevano verso i liberi ordinamenti. Sulle Alpi e sullo Appennino s'erano ritirati quelli che rimanevano degli antichi baroni, viventi ne'loro castelli, i ruderi de'quali ci si mostrano tuttavia. Più tardi, esplicato nella vera sua forma il comune, li vedremo o di propria voglia, o costretti dal bisogno rientrare in città, acquistare i diritti di cittadini, e coli'astuzia, e più con lo splendore delle proprie ricchezze, usurpare le libertà del popolo, e taluni, di signori feudali della campagna, diventare tiranni della città, perpetuare Io sminuzzamento della contrada, sturbare le leghe, rendere impossibili le vere federazioni, produrre la miseria in cui l'Italia è caduta.
Prima manifestazione, storicamente conosciuta, di questo procedere verso le libertà cittadine, fu — come dicevamo — la lotta scoppiata fra l'arcivescovo Ariberto e i suoi vassalli e i cittadini liberi. Egli concesse nuovi feudi per accrescere il numero de'suoi partigiani. Parecchi altri vescovi imitarono le prepotenze di quello di Milano. Gli uomini liberi e i feudatarj di tutto il paese fecero causa comune co'cavalieri, ovvero nobili, i quali volevano avere assicurati i loro feudi in modo da trasmetterli senza contrasto ai loro discendenti. I vassalli seniori, come chiamavansi, si dichiararono a favore d'Ariberto, i juniori o piccoli, contro; e il conflitto giunse tanto oltre che finalmente entrambi corsero alle armi.
Gli avversarj dell'arcivescovo dapprima rimasero perdenti, e nel 1035 furono cacciati da Milano. Ma congiuntisi con quelli della campagna, formarono una lega che chiamossi la Motta, e si andò sempre ingrossando ed estendendo per tutta
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