Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
CiSTORIA DEI COMUNI ITALIANI.
in guisa (la rigermogliare alla prima occasione, e creare il comune. Ma forse perchè le continue aggressioni de'fuorusciti, e l'indomito affaccendarsi d'Ariberto mettessero nell' animo di Lanzone la paura di non potersi lungo tempo reggere in quello stato di cose, il prode uomo andò in Germania, presentò l'imperatore di ricchissimi doni, arringò la causa giusta de' cittadini, e ritornò in patria con la promessa della prossima calata di quattro mila cavalieri. Grande fu la gioia de' Milanesi ; ma Lanzone in cor suo non esultava di un soccorso che sarebbe stato più nocivo che utile al popolo ; e mosso da vera carità di patria, si provò di trattare con gli avversari, ai quali facendo considerare come un flagello per ambi i partiti lo arrivo de' Tedeschi, proponeva un accordo. Le parti fecero senno ; i nobili ritornarono alla città ; ma la loro condizione dopo tre anni di governo popolare fu ben diversa da ciò eh' era già stata, e ad essi fu forza riconoscere i diritti di qoloro cui le consuetudini feudali non ne consentivano nessuno, credere cioè alla esistenza civile del vero popolo.
XL. L'anno seguente Ariberto, dopo ventotto anni di regno torbido sempre, ma glorioso e temuto, cessò di vivere, lasciando che per la concorrenza di quattro candidati il seggio arcivescovile di Milano si facesse cagione di nuovi progressi al sorgimento del comune. Ai quattro insigni personaggi la Motta oppose un Guido, segretario privato di Enrico. Guido col sostegno del principe trionfò degli avversarj ; i quali, vedendosi ingiustamente esclusi, incitarono il popolo ad insorgere, accusarono di simonia il nuovo prelato, cui era avverso quasi tutto il clero. Ma dopo che Enrico arrivò in Italia e prese la corona, Guido parve consolidarsi. L'imperatore era venuto principalmente a rassettare i disordini di Roma, ed inalzare un suo fido al papato. I Romani avevano nuovamente cacciato Benedetto IX, e gli avevano opposto prima Silvestro III, poi Gregorio VI — che, secondo il testimonio di qualche scrittore, aveva comprata dal papa tusculano la tiara — presso costui nella curia romana appare per la prima volta in iscena Ildebrando di Soana, che* molti anni dopo fu il troppo a torto infamato, ed ora troppo celebrato Gregorio VII.
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