Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
11 "2 STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
venne ricreata dalla gran mente di Federigo II, sotto il quale, se i papi non gli avessero opposto infiniti ed in queir età insormontabili inciampi, il regno dalle contrade meridionali si sarebbe esteso a tutta la penisola, e sarebbe diventato principato italiano; fatto grandissimo che avrebbe dato alla storia nostra, e forse a tutta la civiltà europea, altro processo ed altri destini. L'Italia non avrebbe forse avuto quel breve periodo di cultura che produsse in ogni municipio tante glorie e tanti portenti, ma si sarebbe fin d'allora costituita in nazione, avrebbe, cioè, congregate le sparse membra sotto una forma politica consentanea all' Europa trasformata da cotanti secoli di barbarie. E poiché gli elementi tutti della moderna cultura esistevano nella sola Italia congiunti alle reliquie dell'antica, chi potrebbe mai dubitare che essa, anche priva delle forme democratiche, non avesse percorsa con uguale rapidità quella via che la rese gloriosa tra la dura rozzezza degli altri popoli ? Se non che la provvidenza ordinò le cose in modo diverso; e mentre il sentimento della indipendenza è in noi potente ed inestinguibile sete dell' anima, mentre le nostre interminabili sciagure si rinnovano spesso per prostrarci nello scuoramento, non è lieve conforto in tanta amarezza meditare intorno ai modi, onde la patria nostra con portentosa rapidità svolse le libertà proprie, e la universa cultura intellettuale nella transitoria esistenza de' suoi comuni.
XLIV. Dalle cose fin qui tratteggiate chiaro si comprende come sia onninamente impossibile determinare 1" epoca precisa in cui sorsero i governi municipali delle città italiane. I loro statuti non si debbono assomigliare alle odierne costituzioni elaborate come un componimento letterario e concesse ai popoli in tempi di matura civiltà; quegli statuti, non essendo che le vetuste consuetudini tradizionali, o le concessioni successive ridotte in iscritto, furono l'opera del graduale progresso del tempo. Gli eruditi si affaccendano a spiare i vecchi documenti di quelle età rozze; ma da qualche periodo arrendevole a più interpretazioni, da qualche indizio parziale dove si parli di popolo, di cittadini, di consoli, di giudici, dove, insomma, si trovino rammentati vocaboli che poi furono riprodotti negli ordinamenti civili de' municipj, può con sicura coscienza de-
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