Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO PRIMO. J 05
      chi (li vaste possessioni, e di potentissimi congiunti; anch' egli come i più gran principi d'Europa volle far pompa d'una splendidissima corte popolata di cavalieri, di vassalli e d'uomini d'arme. La insolita magnificenza, la guardia pretoriana di cui Candiano erasi circondato, insospettì il popolo, e lo irritò tanto che si pose in aperta insurrezione, e aggredì il palazzo ducale. Questo per esser ben fortificato e munito di numerose soldatesche, sfidò la rabbia de' ribelli, i quali volendo ad ogni costo spento il tiranno, appiccarono fuoco agli edificj vicini; l'incendio propagandosi celeremente arse tre chiese e parecchie centinaia di case. Candiano tenta di fuggire, ma il popolo gli contende il passo ; quegli prega per i meriti del padre suo, per la innocenza di un fanciullo eh' egli stringe pietosamente fra le braccia, chiede perfino di sottoporsi ad un giudizio, ma prega indarno, e poco dopo cade trucidato dai ferri degli offesi cittadini. Allora fu eletto doge Pietro Orseolo, uomo cospicuo e uno de' principali motori del pubblico sdegno.
      Queir incendio fu fatale anco alla storia, dacché gli archivj pubblici rimasero arsi;1 gli atti poi vennero tutti rinnovati, ma essendo impossibile riprodurne anche la forma, i critici considerano come apocrifi tutti i documenti anteriori al 976.
      Dopo qualche anno di turbolenze, suscitate dal patriarca di Grado, fratello del doge ucciso, dopo l'agitarsi delle fazioni de' Coloprini e de' Morosini, fu assunto alla dignità ducale Pietro Orseolo II, figlio di Orseolo I; e, lui regnante, la potenza veneta fece uno di que' passi maravigliosamente utili ad uno stato, un passo gigantesco che senza un peculiare soccorso della fortuna, avrebbe richiesto anni o secoli di tempo e travagli infiniti a compirsi.
      Mentre Pietro Orseolo intendeva a riparare i guasti della città, ad afforzare il governo domando le fazioni, a stringere più ferme relazioni politiche co' Greci, co' Tedeschi, e perfino coi Saraceni dell' Egitto e della Siria, i pirati di Nurenta che infestavano e tiranneggiavano l'Adriatico, chiesero il tributo, che i Veneziani da lungo tempo loro pagavano. Il doge, reputandosi forte, deliberò di farla finita, ed ai Nurentini rispose che sarebbe andato da sé a recare il tributo. Nel 997, bene-
      1 Maria , loc. cit.
      IO-


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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