Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
guisa di preghiera, quelle tali ragunanze, divenute sempre più frequenti, dettero origine al Consiglio de' Pregadi, che poscia formò uno de' precipui fondamenti della costituzione veneta.
Così, primogenita fra tutti i nuovi Comuni d'Italia, la repubblica veneta nasceva, cresceva, procedeva gagliarda e instancabile; non aprivasi ancora il secolo undecimo ed essa era uno stato potentissimo, e percorreva arditamente tutte le coste orientali del mediterraneo, accumulando tesori e conquistando nuove terre, e ne' memorabili tempi delle Crociate non ebbe altre rivali che due città sorgenti sulle rive del mare tirreno, voglio dire Genova e Pisa.
XLVII. Genova non crebbe indisturbata al pari di Venezia dalle invasioni barbariche; nondimeno non potrebbe dirsi che alcuno dei dominatori dell' alta Italia l'abbia regolarmente tenuta in soggezione. Posta lungo il littorale dell'antica Liguria, in fondo a un magnifico seno di mare, che aveva tutte le qualità di un porto sicuro e spazioso, dalla parte di terra era protetta dagli Appennini. Pare che oltre alla forte posizione del luogo, la povertà degli abitanti non avesse allettati gì' invasori a stabilirvi quel fermo dominio che piantarono nelle fertili pianure della Lombardia. Carlomagno ne fece un contado, che rimase per cento anni nella famiglia di Ademaro suo congiunto. Caduta la dinastia carolingia, Genova scosse il giogo e si rese indipendente.
A poco alla volta domò le città vicine, le quali per essere esposte alle troppo frequenti e devastatrici correrie de' Saraceni, reputarono utile mantenersele fedeli, quand' anche avessero avuta occasione di scuoterne il giogo. Nel secolo decimo Genova era popolosa e forte, trafficava nei paesi meridionali, ed in ispecie le suo navi recavansi spesso ne' porti occidentali della Sicilia e di Tunisi.
La prima impresa con che i Genovesi acquistarono rinomanza fu quella contro la Corsica. I Saraceni la tenevano tutta; i papi se ne attribuivano la sovranità. Giovanni XVIII inanimì i Genovesi a cacciare gì' infedeli. La impresa ebbe esito prospero, e l'isola di Corsica rimase sino al decimare del secolo decimottavo sotto la signoria di Genova, la quale pagava il tributo di una libbra d'oro alla sedia romana.
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