Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO SECONDO, r, 123
mente conosciuta la ignoranza o la nequizia del chiedente. E siccome la dottrina pura de' Padri della chiesa aveva sempre dannate, chiamandole simonia, tutte le male arti che si adoperassero a procacciar beni o uffici ecclesiastici, gli onesti sacerdoti, addolorati del profano e turbe mercimonio, non osavano profferirsi, e se talvolta venivano richiesti, ricusavano sdegnosamente e tiravansi da canto a gemere su la universale corruzione e la imminente rovina della intemerata chiesa di Cristo.
Siffatto lament o che movevano di qua e di là dalle Alpi gli uomini pii — chi ne abbia vaghezza legga fra gli altri gli scritti de' santi Anselmo e Piero Damiano — sarebbe rimasto sterile d'ogni effetto ove la chiesa di Roma non fosse sorta,come pretesa madre universale, a protestare vigorosamente e far fronte ad un abuso che minacciava di spegnere la fede. Sia i pontefici corrotti de'tempi anteriori, non potevano, nè anche per semplice ragione politica, combattere enormezze di cui essi erano apertamente colpevoli; le loro dissolutezze avevano fatto perdere ogni splendore al papato, e lo avevano deviato dal cammino di grandezza, nel quale pareva averlo posto la ristaurazione dello impero d'occidente. Tutti gli sforzi de' buoni sarebbero stati vani fino a che, nato l'uomo che, gridando guerra a morte agli scandali, agli abusi, avesse suscitato nella chiesa spiriti nuovi, e riacquistatale la riverenza delle genti. E l'uomo grande comparve.
II. In Soana, terra nel Sanese, verso 1' anno 1013, secondo che opinano taluni, da padre legnaiuolo nacque Ildebrando, che poscia fu il famoso Gregorio VII. Lo avviò alle lettere Giovanni Graziano, che poi fu pontefice. E' sembra che discepolo e maestro fin d' allora si vincolassero di stretta amistanza, perocché, deposto Gregorio VI —tale era il nome papale che aveva assunto Giovanni — il giovine Ildebrando;, forse per essergli stato ministro nel reggimento della chiesa, fu costretto, mal suo grado, ad esulare secolui in Germania; donde andò a rinchiudersi nell'insigne monastero diCluny, a ritemprarsi lo spirito fra i rigori della vita monastica. Ritornato a Roma, dopo breve tempo andò di nuovo a Cluny, di là in Germania, dove acquistata la grazia di Enrico III, di-
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