Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO SECONDO, r,
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brando fu accolta; un invito del papa indusse il re spagnuolo ad umiliarsi allo imperatore germanico; ed il legato della chiesa romana con questo atto fece prova d'una astuzia tale da disgradare il senno del più avveduto diplomatico de' temili moderni; voglio dire stabiliva un principio nuovo, che senza dipartirsi dalle apparenze della legalità, sarebbe poscia inevitabilmente tornato dannoso a colui al quale in quella occasiono era stato utile. Dicono che Enrico, considerata bene la cosa quando non era più tempo al rimedio, sene contristasse vedendovi una fonte di futuri ed inevitabili conflitti a danno dello impero.1
Fin qui la fortuna aveva maravigliosamente favorito il gran pensiero d'Ildebrando; ma parecchi eventi, accumulandosi ad un tempo, parvero volerlo frustrare e rendere per sempre impossibile. Se non che il grande uomo, imitando il provvido nocchiero che si giova della procella per ispingere la nave più celeremente innanzi, non si scuorò), ma seppe all' uopo trovare opportuni provvedimenti per assicurare il trionfo della chiesa. Enrico III era mancato ai vivi nel 1056. Aveva lasciato il figlio, già coronato fin da bambino, sotto la tutela della madre Agnese e del papa. I principi germanici si commossero, e sdegnosi di essere governati da una donna, e odiatori del fanciullo erede delle vendette del padre, ribellaronsi ed accesero la guerra in Sassonia. Poco di poi venne a mancare di vita anche Vittore, al quale era succeduto Stefano IX fratello di Goffredo di Lorena. Costui sposando Beatrice vedova del Marchese di Toscana, era diventato assai potente ed aveva suscitata l'ira del defunto imperatore. Stefano, che lo avrebbe voluto porre sul trono imperiale, era morto nel 1058, nell'anno stesso della sua elezione. I conti di Ti^ scolo uscirono in campo, e con l'oro, con l'armi, con le astuzie erano giunti a porre sulla sedia pontificia uno della loro famiglia, che assunse il nome di Benedetto X. II turpe modo onde fu carpita la tiara,"non che l'indole degli uomini, nelle mani de'quali era caduto il reggimento di Roma, fecero tremare Ildebrando, che senza indugio si collegò con Goffredo
1 Mariana, Slor. di Spagn , lib. IX, cap. 5.
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