Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO SECONDO.
edificare e munire sulle alture de'monti. Le domande de'popoli, efficacissime perchè accompagnate dal fremito delle armi, trovarono consentimento anche in parecchi paesi fedeli al principe; i grandi guerrieri cominciavano ad abbandonarlo; ed egli, ridotto a difendere la propria vita fuggendo da un castello e rinchiudendosi in un altro, fu costretto ad accettare i patti della pace impostigli, fra' quali principale era quello della distruzione di tutti i castelli fortificati.
Ma mentre duravano i primi travagli della guerra, gì' insorti, non isperando bene dell' indole di Enrico, lo avevano deposto dal trono, ed eletto in sua vece Rodolfo di Svevia. Vuoisi che costui, non reputando facile impresa salire sul trono e mantenervisi, pregasse il papa a prestarsi come paciere tra il sovrano e i soggetti, o almeno rassettare in un modo qualunque le cose di Germania. E questa fu bella occasione che Gregorio volentieri accolse, imperocché, mentre poteva a così poco costo fare grandissimo sfoggio di umanità e giustizia, ove gli fosse riuscito di satisfare il desiderio de' popoli, la reputazione della corte di Roma avrebbe con un solo atto centuplicata la propria influenza come quella che diventava arbitra suprema tra i sudditi e il sovrano.1 E non v'è storico tedesco che non confessi il potere di Roma essersi accresciuto per questo intervento, comunque l'esito della mediazione non conseguisse lo scopo che a Gregorio avevano fatto sperare i suoi fautori.
XIII. Neil' anno stesso in cui la Germania travagliava nelle sciagure delle guerre intestine, Gregorio aperse il suo primo concilio in Roma. Fu splendido e grande; v'intervennero da ogni parte d'Italia vescovi, uomini dotti, e principi, fra' quali Alberto Azzo progenitore delle case di Brunswick e d'Este, Gisulfo principe di Salerno, e la contessa Matilde. Vi si fecero quattro canoni, espressi in forme più chiare ed esplicite, contro la simonia e la incontinenza de' sacerdoti, con perentorio comandamento : chi avesse moglie dovere cacciarla via, chi in futuro aspirasse al sacerdozio non potere ricevere gli ordini sacri qualora non fosse celibe. La nuova
' Infatti lo afferma Gregorio stesso nella Epist. del lib. II.
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