Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      I decreti che inibivano ai principi di dare, ai chierici di ricevere le investiture feudali, erano massimamente diretti contro Enrico che era il maggiore de' sovrani. Egli mostrò per allora di darsene poco pensiero, poiché, ricominciate le ostilità contro i ribelli, non aveva per anche potuto conseguire la vittoria. Ma come ebbe con lo ajuto de' grandi dello impero pacificata la Sassonia e la Turingia, spogliossi della mal simulata moderazione, quasi di veste che incomodi, e comparve in tutta la sua principesca alterigia, a combattere quelle eh' egli chiamava iniquo pretese clericali. Il linguaggio che aveva usato Gregorio, — linguaggio di oracolo che parla e vuol essere ad ogni costo obbedito, — parve senza esempio precedente, e tanto più offensivo quanto esprimeva voglie stemperate e illegittime. I fautori del papa dicevano la chiesa venire da Cristo, essere quindi, di suo diritto, libera da ogni vincolo umano; j suoi ministri non dovere da altro uomo, se non se dal vicario di Cristo, ricevere i simboli della dignità e del poter loro; i beni di che essi godono, non dovere riconoscersi da nessuna potestà temporale, comunque suprema, bensì dalla sola chiesa di Roma, che ne può disporre a maggiore e miglior gloria di Dio. I sostenitori de' diritti imperiali rispondevano: se i beni della chiesa fossero semplicemente spirituali, il ragionamento procederebbe retto, dacché la sedia apostolica, reggendo sovrana i propri ministri, può loro, come fa il capo dello impero coi propri sudditi, largire bene-ficj a suo talento: ma essendo essa, nata povera, e per concessione del potere civile, diventata signora di cose temporali, e queste non si possedendo'senza un obbligo verso la potestà concedente, la chiesa feudataria va soggetta all'alto dominio del principe, e quindi è mestieri che da esso riceva la investitura, che sola le dà diritto a fruire di tutti i privilegi annessi allo esercizio del possesso.
      Entrambi ragionavano ispirati dalle idee feudali; e la chiesa ambendo la sovranità universale, edificava il proprio gigantesco edificio sopra il principio massimo della feudalità; e come tale, mentre di piena ragione voleva governare le faccende spirituali di tutta la cattolicità, sembrava varcare i confini del giusto studiandosi di svellere i possessi tempora-
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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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