Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO SECONDO, r,
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      demagogo d'una turbolenta repubblica.111 papato in soli venti anni aveva fatto un immenso progresso; aveva anzi mutato condizione, di soggetto che era sempre stato allo impero, diventava giudice ed arbitro di esso. Potrebbe la impresa di Gregorio biasimarsi, considerata come atto politico? No di certo: imperocché quella che chiamano politica lodevole ed esperta, quantunque irrida alla virtù come ad ombra inane, e proceda armata di fraudo e di menzogna, riscuote l'approvazione del mondo solo quando riesce a vincere gli ostacoli e a conseguire lo scopo. La colpa era di Carlo Magno; che risuscitando lo impero d'occidente, con l'atto di farsi coronare dal pontefice aveva sottoposto lo impero al sacerdozio, infondendovi il germe che se non crebbe istantaneo, fecondandosi lentamente, dopo circa tre secoli trovò il cultore che lo inalzava a pianta superba e rigogliosa. E Gregorio si condusse con destrezza che non si può abbastanza ammirare. Mentre innovava l'aspetto del mondo, protestava sempre di non innovare menomamente, ma di seguire la tradizione, che i suoi contemporanei, secondo lui, empiamente sconoscevano; altri gli aveva apparecchiato le armi, ed egli seppe maravigliosamente adoperarle; alludo alle dottrine sparse in quelle che comunemente chiamansi false decretali — a distinguerle dalle vere e genuine — attribuite ad Isidoro Mercatore.
      Costui fioriva nel tempo in cui la chiesa orientale faceva gli sforzi supremi per scindersi da quella d'Occidente. Isidoro, ardentissimo di zelo, ma scarso di giudicio, per non dir peggio, seguendo il consiglio de'vescovi, come egli afferma, pubblicò una informe compilazione di lettere e di decreti de'primi papi, da San Clemente fino a San Silvestro. Lo stile di quelle scritture, gli anacronismi, le citazioni a sproposito e impossibili, gli errori infiniti, e non poche altre ragioni
      1 Scrivendo ad Ermanno vescovo di Melz, esclamava: a Clii non sa che i re, i duchi hanno ricevuti i loro titoli da uomini non conoscenti Dio, e che gonfi d' orgoglio, e rei di assassinj, di rapina e d' ogni specie di scelleratezze, nella cicca ambizione e nell'orgoglio loro, hanno usurpato il potere sopra gli altri uomini, loro uguali?.... attendono unicamente ai propri interessi ed aggravano i loro fratelli di un giogo tirannico.... osserva ciò che sono stati i re dal principio del mondo fino ai di nostri ; non se ne trova quasi un solo che siasi fatto notare per la pietà e la virtù, ec. » lìpist., lib. Vili, 21.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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